"L’eroina fra i ragazzini è la vera emergenza. E le 'canne' potenziate come la Gardella"

Giovanni Galimberti, direttore del Sert di Monza, analizza il mondo degli stupefacenti in città: "La Gardella? L’avevo prevista. E non è l’unica"

controlli

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Monza, 25 ottobre 2020 - La chiamano “Gardella”, una nuova droga, mix di hascisc e marijuana, che ha fatto il suo ingresso nei giardinetti dello spaccio a Monza. Ne hanno scoperto la presenza gli uomini della Squadra Mobile della Questura di Monza, nel corso dell’operazione Dedalus (53 arresti), che ha cristallizzato e chiarito quanto era sotto gli occhi di tutti da tempo: lo spaccio di droga (hascisc, marijuana, cocaina) a cielo aperto ai giardinetti di via Azzone Visconti.

Di nuove minacce come la “Gardella”, però, in città ce ne sono purtroppo parecchie. E da tempo. Ne sa qualcosa il dottor Giovanni Galimberti, direttore del Serd, il Servizio Dipendenze dell’Asst di Monza, dove da trent’anni si occupa di prevenzione, cura e riabilitazione dalla dipendenza da sostanze stupefacenti, alcol, gioco d’azzardo patologico, tabagismo. "Lo avevo già denunciato: i cannabinoidi sul mercato sono cambiati, non sono quelli di trent’anni fa. Sono stati potenziati, e il loro principio attivo è molto più forte. Abbiamo a che fare con “nuove-vecchie droghe”, lavorate, triturate, compattate per ottenere una sostanza psicoattiva superiore. La cosiddetta Gardella fa parte di un mondo molto ampio e articolato".

Effetti? "I pericoli sono enormi, questa elevata potenza ha gravissimi effetti psichiatrici e genera scompensi nei consumatori con i quali ci troviamo sempre più spesso ad avere a che fare". L’età dei consumatori sembra abbassarsi. "E questo peggiora significativamente le cose. Il cervello di un ragazzo di solito arriva a piena maturazione intorno ai 21 anni, l’adolescenza è un’età dannata dal punto di vista fisiologico. Se si interviene con sostanze psicotrope in questo processo, si creano danni devastanti e impossibili da prevedere, visto che ogni essere umano è diverso e reagisce in maniera differente. La difficoltà con sostanze come la Gardella, che pure sono naturali, sono parecchie, a cominciare dal riuscire a classificarle al centro antiveleni. Figurarsi poi quando si ha a che fare con sostanze modificate in laboratorio…". Le cronache recenti parlano di ragazzine di 17 anni schiave dell’eroina. Che succede? "Accanto a sostanze più o meno sconosciute, reperibili in quel mondo oscuro rappresentato dal cosiddetto “deep web, assistiamo a un ritorno e a una recrudescenza di sostanze come l’eroina. Da 5 o 6 anni c’è un costante aumento di ragazzini che entrano in contatto con questo mondo". Perché? "Gli spacciatori hanno messo in pratica con successo una vasta operazione di marketing che ha convinto i consumatori che l’eroina non è più una droga “perdente” e pericolosa, come era percepita fino a qualche tempo fa. E che non è necessario iniettarla ma basta fumarla: fornendo una facile risposta alle loro inquietudini, figlie di una società come la nostra che spesso dà poche prospettive". Un inganno? "All’inizio l’eroina viene inalata, ma bastano pochissime assunzioni per creare una dipendenza fortissima. E il ragazzino si ritrova presto a scoprire che per ottenere gli effetti desiderati sarà necessario iniettarsela in vena". I prezzi sono uno specchietto per le allodole. "L’eroina si trova in commercio a cifre risibili, anche solo 2 o 3 euro per una dose. E l’eroina aggancia rapidamente il suo cliente e si passa in fretta al buco. Gli spacciatori fanno bene il loro mestiere, purtroppo". L’ingresso nel mondo della droga non arriva dall’eroina, però. "Si parte sempre dai cannabinoidi, le cosiddette droghe leggere, a un’età sempre più bassa, anche a soli 14 anni". Com’è il panorama? "Al Ser.T (Servizio Tossicodipendenze, ndr ) siamo passati dai 70 pazienti sotto i 24 anni del 2016 ai 120 del 2018 fino ai 239 del 2019: una crescita costante ed esponenziale. Dal 13% del 2013 al 20% del 2019". Non solo giovani, però. "La popolazione di chi viene al Sert è rappresentata da circa 150 consumatori di cannabinoidi, 250 di eroina, altrettanti di cocaina, e 800 di alcol. La proporzione però si rovescia con i giovani: gli under 24 sono 110 per quanto riguarda i cannabinoidi, 40 per la coca e 25 per l’eroina. E a preoccupare è il trend rappresentato da quest’ultima sostanza. Fino a qualche anno fa il suo consumo a Monza era pressoché scomparso. Senza dimenticare i 40 ragazzi con problemi di alcol e gli 11 con dipendenza dal gioco d’azzardo". Cosa si può fare? "Mi appello sempre ai genitori, ma non mi sento di gettare la croce su di loro: la società è cambiata ed è sempre più difficile. I ragazzi hanno bisogno di trasgredire ed emanciparsi, ma la “normalizzazione” degli stupefacenti, il falso mito delle dorghe leggere li spinge ad alzare sempre l’asticella". Serd e Sert lottano duro su questo fronte. "Abbiamo diversi progetti; ne abbiamo uno con la Prefettura ad esempio che prevede che i ragazzi sopresi con sostanze stupefacenti vengano indirizzati ai servizi sociali: questo permette di intercettarli prima e di monitorarli, offrendo percorsi di prevenzione". Non basta. "Abbiamo anche progetti di riduzione del danno per i casi più gravi, ad esempio i tossicodipendenti della stazione ferroviaria. E abbiamo camper con educatori di strada che provano a intercettare i ragazzi fuori dai locali". Il Covid non aiuta. "No, anzi, preoccupa molto. Questa emergenza ha bloccato molte delle nostre attività, creando sofferenze psichiche, con il lockdown e la crisi economica, soprattutto sui pazienti più fragili, che cercano l’aiuto di sostanze ritenute consolatorie. Abbiamo avuto parecchie ricadute nell’alcol in questo periodo anche da parte di chi si stava tirando fuori da questo problema". Le misure anti-contagio non aiutano. "I gruppi di psicoterapia, come quelli degli alcolisti anonimi, non possono ovviamente più riunirsi con le vecchie modalità. Il distanziamento sociale, gli appuntamenti che siamo stati costretti a far saltare o a spostare complicano le cose, anche se l’Asst ci è venuta molto incontro dotandoci degli strumenti necessari alle attività di assistenza a distanza". Sfide impegnative. "Non ci occupiamo soltanto di procurare metadone ai tossicodipendenti, ma offriamo aiuto a tutti, anche ai genitori che spesso si ritrovano spiazzati dalla scoperta che loro figlio ha problemi di dipendenza: ecco, da noi una mano la si trova sempre".