In ambulanza da Monza in Bulgaria: missione per riportare una paziente a casa sua

La donna gravemente malata, da anni in Italia, aveva espresso il desiderio di abbracciare i parenti. La Croce Rossa si è attivata per un viaggio compassionevole

Roberto, Antonella e Domenico con l'ambulanza che ha viaggiato fino in Bulgaria

Roberto, Antonella e Domenico con l'ambulanza che ha viaggiato fino in Bulgaria

Monza, 9 dicembre 2020 - Quasi tremila chilometri da Monza a Sofia, in Bulgaria. Tre giorni di viaggio sfidando la stanchezza e la burocrazia per aiutare una paziente a tornare nel proprio paese e poter vivere gli ultimi giorni della sua vita nel caldo abbraccio della sua famiglia e di suo marito.

Roberto, Antonella e Domenico non ci hanno pensato su un istante quando dal Comitato di Monza della Croce Rossa è arrivata la chiamata. Bisognava rispondere alla richiesta di una signora che, dopo tanti anni in Italia, come ultimo desiderio avrebbe voluto tornare a casa. 

«In mezz’ora l’equipaggio era già disponibile e pronto alla partenza - l’orgoglio di Roberto -. Giorgia, la nostra responsabile, si è occupata della burocrazia. Il coordinamento con la Farnesina e le ambasciate dei vari Paesi. Abbiamo attraversato nazioni in Europa e anche extra Unione. Tutte sotto Covid, con parecchie restrizioni. Siamo andati via con un grosso faldone di pratiche e documenti». Slovenia, Croazia, Serbia e Bulgaria. Andata e ritorno. Un viaggio infinito quanto l’impegno e l’umanità dei volontari della Croce Rossa.

Un viaggio a senso unico, per la paziente. Eppure «non ha mai smesso di preoccuparsi per gli altri. Quando siamo partiti, lei era sdraiata sulla barella, io mi sono messa seduta accanto a lei. Mi ha chiesto se fossi comoda sussurrandomi ‘Quando sei scomoda, me lo dici così facciamo cambio’». Un viaggio doloroso, ma al tempo stesso una storia che diventa una carezza al cuore. Uno di quegli abbracci che ti alleggeriscono la fatica e la sofferenza. «Siamo pariti sabato alle 21.30, poi una tirata unica fino a destinazione a parte qualche sosta tecnica - racconta Roberto -. In Serbia dopo aver fatto carburante il benzinaio ci ha regalato alcune confezioni di chewingum, mentre in un autogrill ci hanno offerto il caffè».

Nel primo pomeriggio di domenica l’arrivo. «Abbiamo affidato la signora nelle braccia dei parenti - ricorda Antonella, gli occhi lucidi dove si specchia il valore della loro missione -. Ci siamo salutati ma senza grandi parole. Perché in alcuni momenti sono di troppo. Quando ci si guarda negli occhi e ci si dice grazie con lo sguardo, non serve altro».

Quindi il proseguimento verso Sofia. In albergo. La cena da asporto a McDonald, «l’unico posto aperto», anche per festeggiare Roberto che ha deciso di dedicarsi gli altri insieme agli altri eroi della Croce Rossa anche il giorno del suo compleanno. Poi tutti in ‘branda’. Una manciata di ore di sonno prima di rimettersi in cammino.  Partenza alle 2 di lunedì e all’ora di cena il rientro in via Pacinotti. Dopo 2.800 chilometri. Sulla strada dell’altruismo. Fedeli a quella croce rossa su campo bianco cucita sulle loro divise, simbolo dell’Italia che aiuta.