"Baby-gang, non possiamo restare a guardare"

Il deputato Capitanio chiede prevenzione dopo l’arresto dei bulli di Carugate e Brugherio che hanno rapinato e pestato le loro vittime

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di Barbara Calderola

"Abbiamo rischiato un’altra Pessano. La baby-gang di Carugate e Brugherio è l’ennesimo campanello di allarme che dobbiamo ascoltare: i ragazzi sembrano confondere la realtà con i social".

Il deputato Massimiliano Capitanio (Lega) chiede prevenzione dopo l’arresto dei bulli che hanno rapinato e pestato le loro vittime, "come se fossero i protagonisti di Gomorra".

Uno scenario di violenza simile a quello che il 29 settembre scorso è sfociato nell’omicidio dell’edicolante vimercatese Simone Stucchi, 22 anni, dopo un regolamento di conti fra bande rivali.

"Sfruttiamo le ore di educazione civica a scuola – suggerisce l’onorevole che ha scritto la legge che ha riportato la materia nel curriculum ministeriale –. Il fermo dei tre componenti di una vera e propria banda che minacciava il territorio a cavallo fra Brianza e hinterland non può lasciare indifferenti. Se un plauso va alle forze dell’ordine che hanno dimostrato di saper reprimere certi fenomeni – sottolinea Capitanio – non possiamo che riflettere sui protagonisti e sui loro gesti. Assistiamo, sempre più spesso, a una devianza di valori molto preoccupante, come se certi adolescenti non si rendessero conto della gravità delle loro azioni e delle conseguenze che comportano".

Alla base di tutto ci sarebbe un problema nel distinguere la vita vera. "Si ha quasi l’impressione che non riescano a separare il mondo virtuale dall’esistenza in carne e ossa. Per questo, oltre a reprimere certi comportamenti, è necessario giocare d’anticipo. "Sarebbe importante che tematiche come quelle del bullismo, del cyber-bullismo e dei reati in generale diventassero argomenti fissi a scuola, sfruttando l’educazione civica che abbiamo deciso di ripristinare anche per queste ragioni".

Secondo gli investigatori dietro a questi fatti ci sono ragazzi con una facciata normale e famiglie che in qualche caso cadono dalle nuvole. Altre avevano percepito che qualcosa non andava, ma non immaginavano certo l’epilogo dell’altro ieri: due rapinatori su tre sono in carcere, il terzo è ai domiciliari. A peggiorare la situazione sarebbe stato il Covid e l’isolamento che avrebbe innescato una reazione sopra le righe in tanti giovani, una volta cadute le restrizioni. "Una cosa è certa – conclude il deputato – non possiamo stare a guardare".