Aborto, il Texas applica la legge di un secolo fa che mette in carcere chi lo pratica

Ora il procuratore vuole rispolverare anche la legge statale contro la sodomia, abolita dalla corte suprema nel 2003 per proteggere la privacy tra partner dello stesso stesso

La corte suprema del Texas ha autorizzato l’entrata in vigore di una legge del 1925 che vieta l’aborto e punisce chi lo pratica con l’eventuale carcerazione, ribaltando la sentenza di una corte inferiore che l’aveva bloccata temporaneamente. Lo ha annunciato il controverso attorney general Ken Paxton. La legge non era più stata applicata dopo la sentenza ‘Roe v Wadè con cui nel 1973 la corte suprema aveva legalizzato l’aborto. Ma nei giorni scorsi quella sentenza è stata abrogata dalla stessa corte.

«Una vittoria pro vita!», ha esultato Paxton su Twitter. «I nostri provvedimenti statale pre-Roe che vietano l’aborto in Texas sono buone leggi al 100%. La controversia legale continua ma io continuerò a vincere per i bambini non nati del Texas», ha aggiunto.  Ma non è tutto. Il Texas, stato conservatore al centro della crociata anti abortista, ora vuole rispolverare anche la legge statale contro la sodomia, che fu abolita dalla corte suprema nel 2003 per proteggere la privacy tra partner dello stesso stesso.

Ad annunciarlo è stato il controverso attorney general Ken Paxton, che si è detto pronto a riesumare il provvedimento se i 9 saggi dovessero cambiare il loro precedente, come hanno fatto con l’aborto. Dopo l’abolizione della storica sentenza ‘Roe v. Wadè, Joe Biden e i dem avevamo messo in guardia che ora sono a rischio altri diritti acquisiti, come le nozze gay, la contraccezione, il sesso gay. 

Leggi come quella del Texas di settembre, incoraggiano i privati cittadini a citare in giudizio le donne sospettate di aver abortito o le persone che le hanno aiutate - anche l’autista di Uber che le ha portate in clinica, per esempio. Le tecnologie di Google rischiano cosi’ di diventare “strumenti per gli estremisti che vogliono sopprimere le persone che cercano assistenza sanitaria riproduttiva”, hanno scritto 42 funzionari eletti statunitensi in una lettera aperta al capo di Google Sundar Pichai a fine maggio.L'invito a Google è dunque quello di disattivare la localizzazione