Violentata per giorni dai soldati russi davanti al figlio di 6 anni, muore per le ferite

La tragedia nella città martire di Mariupol è solo l'ultima di una catena che vede gli stupri di guerra strumento per umiliare la resistenza della popolazione

La tragedia e gli orrori della guerra a Mariupol non conoscono confini (Twitter)

La tragedia e gli orrori della guerra a Mariupol non conoscono confini (Twitter)

Mariupol - Violentata dai russi per giorni davanti al figlio di 6 anni, è morta per le ferite. Al piccolo i capelli sono diventati grigi per lo shock. L'ultimo orrore in ordine di tempo è avvenuto nell'inferno di Mariupol ed è stato denunciato dal ministero della Difesa ucraino su Twitter perché tutti, ovunque, sappiano. Poche scarne parole per dire che «questo non è un film dell'orrore. Stupro, violenza, omicidio: questo è ciò che significa il mondo russo». In Ucraina, dal 24 febbraio, giorno dell'invasione di Mosca, non si muore solo di bombe. Quattro milioni, in maggioranza donne e bambini sono sì profughi, ma sono in salvo in Europa. Gli altri, soprattutto le altre, sono in balia della barbarie che diventa ogni giorno di più il braccio armato del nazionalismo espansionista.

Guerra, stupro, potere. Da sempre e, a quanto pare, per sempre l'orribile terna si conferma la cifra dei conflitti a ogni latitudine e in qualsiasi contesto, anche di questo. Al 35esimo giorno di guerra sono già troppe le notizie di donne ucraine violentate dai soldati russi che a digiuno di quella vittoria facile e immediata che pensavano di avere in tasca esercitano un altro potere: la violenza fin troppo facile sulle donne rimaste perché i corridoi umanitari non sono abbastanza e perché non tutti sono in grado di fuggire. Natalya, 33 anni, ha avuto la forza di raccontare al Times l'incubo che si è consumato nella sua casa. Violentata ripetutamente da due soldati russi ubriachi che prima hanno ucciso suo marito, mentre suo figlio di quattro anni piangeva nelle vicinanze.

Lei è sopravvissuta, ma altre non ce l'anno fatta. Alcune si sono suicidate, altre sono state impiccate dai violentatori, come hanno detto ai giornalisti quattro deputate ucraine in visita nei giorni scorsi a Londra. «La gran parte di loro sono state assassinate dopo essere state stuprate oppure si sono tolte la vita», hanno raccontato Olena Khomenko, Maria Mezentseva, Alona Shkrum e Lesia Vasylenko, accolte alla Camera dei Comuni. Olga Stefanishyna, 36enne vicepremier ucraina, ha promesso in un'intervista che «ogni singolo soldato che abbia commesso questo crimine di guerra verrà chiamato a risponderne».

L'ufficio del procuratore generale dell'Ucraina, anche lei una donna, Iryna Venediktova, ha creato il sito https://warcrimes.gov.ua per denunciare abusi e violenze degli invasori con prove circostanziate. Ma per arrivare ai processi i tempi sono quasi infiniti. E non c'è condanna che possa cancellare le ferite delle sopravvissute. I tedeschi a Marzabotto, i 'goumiers' maghrebini al seguito delle truppe francesi e le tante 'Ciociarà, perfino gli stupri etnici della guerra di Bosnia sembravano consegnati alla storia. E invece, sbigottiti, dobbiamo di nuovo fare i conti non con quei fantasmi, ma con l'imprevisto ritorno di una guerra primitiva sul terreno e senza bombe intelligenti dal cielo.