Processo Benno Neumair, la sorella Madè: "Ho capito subito che mio fratello mentiva"

Bolzano: l'insegnante reo confesso dell'omicidio dei genitori era presente in aula. In udienza ascoltate le telefonate tra i due figli delle vittime

Benno Neumair e, a destra, mamma e papà scomparsi

Benno Neumair e, a destra, mamma e papà scomparsi

I loro occhi, nel corso dell'udienza, si sono solo sfiorati. Madè Neumair, sorella di Benno, l'insegnante di matematica accusato di aver ucciso e nascosto i cadaveri dei genitori Peter Neumair e Laura Perselli, non ha voluto alcun separé che la distanziasse visivamente dal fratello, con il quale i rapporti sembrano ormai compromessi, ma ha cercato in ogni modo di evitarne lo sguardo. Prosegue il processo al trentunenne, reo confesso dell'omicidio di papà e mamma. Oggi è stato il turno della deposizione della sorella, medico in un ospedale di Monaco di Baviera. 

La testimonianza

"Benno ha sempre raccontato bugie, sin da bambino: è un tratto del suo carattere - ha detto Madè di fronte ai componenti della Corte d'Assise di Bolzano - In famiglia lo sapevamo tutti. E purtroppo ho capito che mi stava mentendo anche subito dopo la sparizione dei nostri genitori, il 4 gennaio. Ma lui negava, diceva che non dovevo prendermela con lui, sostenendo che non sapeva cos'era successo ai nostri genitori e che lui non c'entrava nulla".  Durante la sua lunga testimonianza Madè ha risposto alle domande dei pm, ma dovrà tornare in aula il 12 aprile per rispondere anche a quelle della difesa e del suo stesso avvocato di parte civile. All'inizio della testimonianza, il giudice Carlo Busato le ha chiesto se volesse un separé per separarla da Benno, seduto a pochi metri di distanza. La giovane donna, che lavora come medico a Monaco di Baviera, ha però spiegato che non era necessario ed ha poi risposto, con calma e dovizia di particolari, a tutte le domande dei sostituti procuratori.

In particolare, ha spiegato che suo padre Peter era una persona molto mite, che evitava i litigi, al punto che alcuni parenti lo avevano soprannominato "il mansueto biologo". Una descrizione che contrasta con quella fornita da Benno nella sua confessione, nella quale sostiene che sarebbe stato proprio suo padre Peter a innescare un litigio con Benno, che reagì uccidendolo. Nel corso dell'udienza sono state fatte sentire le registrazioni delle telefonate tra Madè e Benno prima delle confessione di quest'ultimo: lei registrava le telefonate proprio perché sospettava di lui. Benno reagiva addirittura colpevolizzandola: "Sono triste - disse Benno a Madè in un messaggio vocale fatto sentire in aula - perché non posso contare su mia sorella e il tuo atteggiamento non ci aiuta a trovare mamma e papà. Faresti meglio a pensare cosa può essere successo ai nostri genitori, a cercare la verità. Il tuo atteggiamento invece sparge solo fango. Pensaci bene a come mi tratti". 

Madè ha anche risposto a una domanda della pm Federica Iovene, che le ha chiesto come mai i suoi sospetti si siano concentrati da subito sul fratello. "Non potevo immaginare altro che i genitori fossero vittime di un reato - ha risposto la ragazza - Benno viveva con loro. Non riuscivo a pensare a nessun altro". La testimone, poi, ha ricordato che a Benno era stato vietato l'uso dell'auto di famiglia, "dopo un incidente" che il giovane aveva avuto.

Addormentato o sveglio e online?

Nell'udienza precedente a questa i carabinieri, ricostruendo in aula le fasi dell'inchiesta, avevano smontato un punto della confessione di Benno, quello per cui il giovane aveva raccontato di essere addormentato prima di venire svegliato dal padre. Un brusco risveglio a cui sarebbero seguiti un litigio e il successivo raptus omicida. Secondo i militari, invece, l'insegnante con la passione del culturismo, appena prima dell'omicidio, era sveglio e collegato a internet per seguire un seminario sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Se così fosse scricchiolerebbe la tesi di delitto d'impeto, fra i cardini della perizia psichiatrica che ha decretato la semi infermità mentale di Benno.