Il ministro russo Lavrov a Nato e Usa: "Ecco le condizioni per la pace, se la volete"

L'Occidente deve stare fuori dall'Ucraina, poi stop a sanzioni e invio di armi. La guerra? "Scelta obbligata, ma Europa e America non vogliono l'accordo"

Sergei Lavrov (a destra) con il segretario generale Onu Antonio Guterres a Mosca

Sergei Lavrov (a destra) con il segretario generale Onu Antonio Guterres a Mosca

Mosca - Le condizioni della Russia per la pace? Basta armi e l’Occidente fuori dall’Ucraina. Di sicuro non bastano, c'è anche la questione del Donbass, di Mariupol, della Crimea e dell'accesso al mare di Azov, naturaalmente. Ma il "poliziotto buono" di Putin, il ministro degli esteri Sergei Lavrov, la fa semplice, accusando di fatto Stati Uniti e Paesi della Nato di essere l'unico ostaclo alla pace. “Hanno sempre considerato” l’Ucraina come uno degli strumenti per contenere la Russia”, dice, sostenendo che prima dell’invasione russa dell’Ucraina stessero “costringendo Kiev a una scelta fittizia e falsa: o con l’Occidente o con Mosca”. 

Le dicharazioni di Lavrov, tra i bastone e la carota, appaiono in un’intervista all’agenzia ufficiale cinese Xinhua, secondo la trascrizione pubblicata sul sito web del ministero degli Esteri di Mosca, Lavrov punta il dito contro “i Paesi Nato” affermando che “stanno facendo di tutto per impedire” un cessate il fuoco negoziato con l’Ucraina, mentre la Russia è “favorevole al proseguimento dei colloqui, anche se non stanno andando bene”, negoziati che prevedono - afferma - la “revoca delle sanzioni” con la “bozza di un eventuale trattato” che sarebbe oggetto delle discussioni quotidiane” tra le delegazioni.

“Negli ultimi anni - sostiene il ministro degli Esteri russo - Stati Uniti e alleati non hanno fatto nulla per fermare il conflitto intra-ucraino”. “Hanno ‘pompato’ il regime di Kiev con armi” e “in generale portato avanti lo sviluppo politico-militare del territorio dell’Ucraina, hanno incoraggiato il corso aggressivo anti-russo perseguito dalle autorità di Kiev”. Per Lavrov, la Russia non aveva “altra scelta che riconoscere le repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk” e lanciare l’ “operazione militare speciale”. Per Lavrov “ora stiamo assistendo alla manifestazione del classico ‘doppio standard’ e dell’ipocrisia dell’establishment occidentale”. 

“Manifestando pubblicamente sostegno al regime di Kiev, i Paesi Nato stanno facendo di tutto per impedire il completamento dell’operazione con la conclusione di accordi politici”, incalza Lavrov che parla dell’invio di armi. “Tutto viene fatto con il pretesto di ‘combattere l’invasione’, ma in realtà Usa e Ue intendono combattere la Russia ‘fino all’ultimo ucraino’”, afferma ancora, sostenendo che se Usa e Nato sono “davvero interessati a risolvere la crisi ucraina” devono “smettere di fornire armi a Kiev”.

Secondo Lavrov, dal 24 febbraio “1,02 milioni di persone sono state evacuate dall’Ucraina, dalle repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk” in Russia e stando al ministro Mosca ha ricevuto “richieste di assistenza per l’evacuazione” dall’Ucraina “di 2,8 milioni di persone in Russia”, compresi “16.000 cittadini stranieri e personale delle missioni internazionali di Onu e Osce”. La revoca delle sanzioni contro la Russia fa parte dei negoziati di pace tra Mosca e Kiev, che continuano ogni giorno ma sono «difficili».

Zelensky, aveva detto che le sanzioni non potevano far parte dei negoziati. Lavrov ha inoltre affermato che «al momento le delegazioni russa e ucraina stanno discutendo in videoconferenza una bozza di un possibile trattato».