Israele: "L'esercito si prepari ad attaccare l'Iran". L'incubo è l'arma atomica

Ala tensione tra Tel Aviv e Washington: gli Usa credono ancora alla riuscita dei negoziati di Vienna, per lo stato ebraico l'unica opzione è ormai la guerra

Il presidente dell'Iran Ebrahim Raisi  punta al nucleare

Il presidente dell'Iran Ebrahim Raisi punta al nucleare

Tel Aviv - I colloqui di Vienna sul nucleare iraniano non hanno prodotto “alcun progresso” e le potenze mondiali “capiscono che quella degli iraniani e’ una presa in giro. Lo ha detto nel corso di un briefing in Florida il ministro israeliano della Difesa, Benny Gantz, citato dal quotidiano Haaretz. Secondo fonti della difesa citate dal quotidiano, Gantz ha detto di aver ordinato all’esercito di prepararsi alla possibilita’ di un attacco militare contro l’Iran e negli usa ha informato Washington di questo passo.  

Diversa la percezione dello status quo sul fronte Usa. Alla ministeriale G7 di Liverpool, il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, ha avuto un “incontro produttivo” sul dossier nucleare iraniano con le sue controparti di Francia, Germania e Regno Unito, ovvero il formato ‘E3’ coinvolto nel negoziato. Blinken e i ministri degli Esteri di Parigi, Berlino e Londra hanno “discusso le trattative sul Jcpoa e il percorso successivo”, ha riferito un portavoce del dipartimento a Reuters. 

Evidente dunque la tensione tra gli Stati Uniti e Israele sulla gestione dei negoziati di Vienna sul nucleare iraniano. I funzionari israeliani non convidono la strategia finora adottata da Washington e temono che l’impegno degli americani a ripristinare l’accordo nucleare del 2015 portera’ a un accordo imperfetto che consentira’ a Teheran di accelerare il suo programma di arricchimento nucleare. In una lunga ricostruzione, il New York Times dipinge un quadro dove emerge uno scontro duro tra le due amministrazioni. 

Difficile pensare che sia un caso la telefonata, delle ultime ore, tra il segretario di Stato americano, Antony Blinken, e il suo omologo israeliano, Yair Lapid. “Ho riaffermato l’importanza delle relazioni bilaterali Usa-Israele”, ha twittato il capo della diplomazia americana, quasi a rassicurare che non vi siano attriti. Tuttavia nella telefonata tra Blinken e il premier israeliano, Naftali Bennet, i toni erano tutt’altro che sereni. Le opinioni sul possibile nuovo accordo sul nucleare iraniano sono molto divergenti, scrive il Nyt. 

Nel colloquio, Bennett ha insistito sul fatto che l’Iran stia cercando di ricattare gli Stati Uniti aumentando la percentuale di arricchimento. Secondo gli israeliani, gli Stati Uniti stanno considerando di offrire un accordo provvisorio a Teheran che comporterebbe il ritiro di alcune sanzioni in cambio del congelamento di parte della sua attivita’ nucleare. Ma i funzionari americani sostengono che l’offerta non e’ sul tavolo in modo concreto, almeno per ora, a causa della riluttanza dell’Iran a impegnarsi. Il timore di Israele e’ che Washington, nel tentativo di raggiungere l’accordo, impedisca alla sua intelligence di continuare con la campagna di sabotaggio che per Tel Aviv e’ molto piu’ efficace rispetto a un parziale ritiro delle sanzioni