"Tanti investimenti Poi i ristori-beffa"

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La riapertura dall’1 giugno delle palestre non elettrizza Andrea Sironi (nella foto), amministratore di Accadueo Group, aperto dal 2001, con due club in viale Lucania e via Rucellai a Milano. Fra palestre di fitness, sale corsi e 6 piscine al chiuso contava 3.500 iscritti e 90 collaboratori. "Abbiamo sperato fino all’ultimo nel via libera ad aprile. Da giugno ad agosto è da sempre il periodo più “fiacco” per il flusso di cassa. Ci faremo trovare pronti, ma la riapertura ritardata non darà quella boccata di ossigeno di cui il settore ha bisogno dopo il lockdown dal 26 ottobre. Il danno economico è enorme. Saranno necessari due anni per tornare alla normalità operativa" precisa Sironi.

I ristori non sono stati sufficienti: "Parliamo di briciole, circa il 20% della differenza di fatturato fra un anno e un altro. Siamo stati penalizzati e senza alcuna evidenza scientifica, dopo esserci adeguati a protocolli severissimi e costosissimi". Il manager aveva investito 26mila euro per dotare le strutture di termoscanner e plexiglas anche fra i macchinari, quando il Governo sollecitò ad adeguarsi ai protocolli: "Una settimana dopo ci hanno fatto chiudere. Avrebbero dovuto aumentare i controlli, chiudendo solo le strutture che non rispettavano le norme". C’è dell’altro. "Riceviamo ogni giorno email disperate da parte dei nostri utenti. Ci sono ultraottantenni che erano abituati alla frequenza quotidiana delle lezioni di aquagym. Dopo essersi fermati all’improvviso e per tanto tempo lamentano problematiche articolari e danni psicologici". La ripartenza dello sport non è solo questione di date. "La vera scommessa è un’altra. Il danno che abbiamo subito è anche d’immagine. Sarà necessario offrire alle persone la garanzia sulla sicurezza dei nostri luoghi, dopo esser stati additati come “untori”".

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