Milan, Boban: "Giampaolo? Abbiamo perso tutti"

"Mandare via un allenatore non è mai facile, ora dateci tempo"

Zvonimir Boban (Alive)

Zvonimir Boban (Alive)

Milano, 12 ottobre 2019 - Predica pazienza, Boban. E parla di processo, parola forse troppo grande. Di certo c’è che tutto il Milan (non solo la squadra) ancora deve crescere. Sbagliando s’impara, certamente, ma l’aver cacciato Giampaolo ha il sapore di un’ennesima ripartenza, per una squadra che ha bisogno di stabilità: «Mandare via un allenatore è una sconfitta per tutti - ha ammesso Boban da Trento, sede del Festival dello Sport - è una scelta che abbiamo preso tutti, non solo io. Giampaolo è un bravo allenatore, ma questa scelta è stata fatta per il bene del Milan». Il bene del Milan, dunque. È questo l’ago della bilancia, è questo che ha portato la dirigenza ad allontanarsi da Giampaolo per fare spazio a Pioli. C’è da chiedersi come mai l’esonero sia arrivato dopo una vittoria e non dopo le tre precedenti sconfitte consecutive, ma questo è un altro discorso. Di certo l’immagine che il Milan offre in questo momento è quello di gruppo che ancora ha bisogno di crescere, non fosse altro per il fatto che ieri Boban ha chiesto tempo, conscio che il processo non sarà certamente immediato. Quello stesso tempo che non è stato dato a Giampaolo e che non verrà dato, c’è da scommetterci, nemmeno a Pioli: «C’è bisogno di tempo, nessuno ha detto che avremmo fatto tutto subito - ha proseguito il dirigente croato - siamo una squadra giovane, siamo la squadra più giovane in Italia. È un processo, non abbiamo fatto proclami. Faremo di tutto per riportare in alto il Milan il prima possibile. Dobbiamo creare una squadra sempre più forte».

Ma quali sono gli obiettivi reali di questo Milan? Durante la conferenza stampa per la presentazione di Pioli si è parlato ancora una volta di Champions League; d’altronde il Milan è lì, a soli quattro punti. È giusto provarci: «Stiamo vivendo un momento difficile - ha proseguito Boban - vogliamo arrivare ai risultati con il gioco». Salvo poi recitare il mea culpa: «Non è lo stesso calcio di una volta. Speriamo di essere bravi e di capire le cose prima degli altri». L’unica cosa che appare incontrovertibile è che di tempo non ce n’è. Né per i giocatori, né per l’allenatore. Ma tantomeno per la dirigenza, che ormai si è esposta pubblicamente.

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