Lezione Pro Sesto: "I risultati dei bambini? Non li diremo più"

Dalla società milanese basta all’agonismo esasperato nelle Giovanili: "A quell’età contano rispetto e divertimento"

I giovanissimi della Pro Sesto

I giovanissimi della Pro Sesto

C’è ancora chi pensa (per fortuna) che nell’esasperato pianeta di calcio giovanile, infarcito di illusioni e talvolta guidato da cattivi maestri, vincere non sia l’unica cosa che conta. O almeno non sia cosi importante da dover farlo sapere a tutti, con titoloni su periodici specializzati o giornali di provincia, o semplicemente sui profili “social” del club. Insomma, c’è ancora chi ritiene che il pallone sia bello solo per il fatto che possa coinvolgere i ragazzi trascinati da passione e divertimento, al di là dell’ossessione per i risultati. A dare il buon esempio (fra tanti apprezzamenti degli addetti ai lavori e qualche dubbio di chi la pensa diversamente), è stata la Pro Sesto del patron Albertini, società che guarda alla crescita vera dei ragazzi piuttosto che affidarsi a quelle che vengono definite "classifiche inutili".

"Pro Sesto 1913 rende nota la decisione di non comunicare i risultati delle partite disputate dalle squadre dell’Area Preagonistica/Attività di Base", si legge sui profili social del club. Questa scelta – lontana dal voler ostacolare il lavoro dei giornalisti e delle testate che seguono il calcio giovanile, e che al contrario ringraziamo per l’interesse che manifestano nei nostri confronti – è ben motivata e radicata all’interno del processo formativo che le ragazze e i ragazzi delle nostre Giovanili stanno affrontando in Pro Sesto". E ancora: "Tra i valori che cerchiamo di trasmettere ai nostri giovani atleti non c’è infatti quello di riconoscersi nel risultato finale che appare sul tabellino di un incontro. Fondiamo la nostra proposta formativa sull’attività sportiva di gruppo, sulla crescita individuale e dei gruppi-squadra, sulla tutela del benessere psicofisico degli atleti, sulla coesione sociale e sulla lotta a ogni forma di discriminazione attraverso la pratica sportiva. Questi sono i risultati che ci interessano".

Insomma, una volta tanto una società importante prende una direzione “educativa”, come spiega Mauro Ferrero, amministratore delegato del sodalizio: "Abbiamo sposato in pieno l’idea del nostro responsabile dell’attività di base Gabriele Parolari e di quello del settore giovanile Marco Grossi. Parliamo di bambini, a questa età non ha senso comunicare i risultati per compilazione di classifica. Siamo contrari, non serve enfatizzarli e per noi non è formativo. Diversa è “l’agonistica”, dove subentrano altri discorsi e i risultati hanno un valore diverso".

E a quanti in alcuni commenti sostengono che quello della Pro Sesto "è un atteggiamento più di comodo che educativo, perché educare allo sport significa confrontarsi anche con il risultato, sia in caso di vittoria che sconfitta. Competere, in modo sano, fa parte dello sport. Se non si compete non ci si misura. Quindi non è sport...", Ferrero replica così: "Ovvio, il concetto di competizione non viene messo da parte, il risultato del campo c’è comunque. Ci deve essere la vittoria e anche la sconfitta ma il tutto finisce dopo la partita e deve essere metabolizzato nello spogliatoio. Si esce dal campo e ci si stringe la mano, ma non abbiamo bisogno di comunicare".

Bisognerà capire se altri seguiranno questo esempio: “Sono un dirigente di una società di calcio - interviene Daniele Meazzi -, approvo pienamente la vostra decisione e mi arrabbio tantissimo quando vedo pseudo allenatori che alle partite nei settori giovanili fanno la selezione dei ragazzi". E ancora: "D’accordissimo ma deve succedere in tutta Italia - ribatte Antonio Ghezzi -. Costringiamo tutte le società a valorizzare i ragazzi e non a educarli a vincere e basta e a fare sfottò agli avversari più deboli. E andrebbero sospesi quegli allenatori che sul 15-0 incitano ancora a fare segnare i ragazzi...".

 

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