Simone Cristicchi: "Vi presento la mia macedonia pop"

Da maggio a tutta musica ma... a modo suo

Simone Cristicchi

Simone Cristicchi

Milano, 27 febbraio 2019 - «Già la mattina dopo la prima serata del Festival ho capito che la canzone era arrivata, che avevo vinto la mia scommessa». In redazione al Giorno per parlare di Sanremo e di quel “Manuale di volo per uomo” che lo vede in scena al Manzoni fino a stasera, Simone Cristicchi ha la consapevolezza di aver aggiunto con “Abbi cura di me” un tassello importante al mosaico della sua vita. «La canzone nasce come un distillato dei temi su cui poggia proprio questo mio ultimo spettacolo, in cui si parla di bellezza, di felicità, di dolore perché racconta la trasformazione della sofferenza in qualcosa di sublime».

Il testo è stato interpretato in vario modo.

«In fondo è una richiesta d’aiuto. Noi esseri umani abbiamo bisogno degli altri, perché nel ventre materno siamo uno e, una volta nati, passiamo la vita a cercare di ricreare quella unione. La considero una preghiera laica, anche se una suora di clausura mi ha detto che, secondo lei, è invece una preghiera di Dio all’uomo; un Dio fragile, che ha bisogno di noi per portare a compimento la sua opera sulla terra».

“Abbi cura di me” è uno dei due inediti dell’antologia omonima, perché, dopo quasi quindici anni di canzoni, ha sentito la necessità di fare il punto sul passato?

«Ho pensato che Sanremo rappresentasse l’opportunità giusta per presentarmi ad un pubblico che, magari, non mi conosce. Per me la musica è sempre stata divertimento. Anzi, una ‘macedonia pop’ come la definì un giornale americano, Styles Magazine, recensendo il mio primo album Fabbricante di canzoni».

Il progetto legato a quest’ultima canzone comprende pure un film, “Happy Next”.

«Si tratta di un documentario alla ricerca della felicità. Chi mi segue sui social sa che ho lanciato perfino un hashtag per consentire, a quanti vogliono, di mandarmi video in cui parlano della loro idea di felicità. Nel film ci sono le interviste ad un centinaio di persone, famose e no, che dicono la loro in materia. Sono riuscito a strappare una promessa pure a Papa Francesco e spero tanto che possa esserci».

Erano sei anni che non tornava al Festival. Ha notato cambiamenti?

«La macchina è la stessa, ma con un cast molto coraggioso; Baglioni ha fatto un buon lavoro, dando visibilità ad artisti e a gruppi che ora, grazie a Sanremo, hanno nuove prospettive di carriera».

L’ha spiazzata il primo posto di Mahmood?

«Nel 2007, quando vinsi il Festival con ‘Ti regalerò una rosa’, mi trovai stampata in faccia la sua stessa espressione d’incredulità. Sicuramente lui è un grosso personaggio, con una voce particolare, nuovo in quello che fa».

Quest’estate la spinta di Sanremo la riporterà a fare il cantante?

«A metà maggio metterò in piedi una specie di show con le mie canzoni. L’idea è quella di non fare il classico concerto, ma il racconto del mio percorso artistico, non soltanto musicale, da portare in luoghi particolari».

Quali sono il suo film, il suo libro e la sua canzone del cuore?

«Il film è ‘Qualcuno volò sul nido del cuculo’, perché ha cambiato il mio sguardo sul mondo. Il libro, al momento, è ‘Il potere di adesso’ di Eckhart Tolle, una raccolta d’insegnamenti di carattere spirituale. La canzone ‘Io che amo solo te’ di Sergio Endrigo, il pezzo d’amore più bello mai scritto della musica italiana. E non lo dico io, ma il maestro Ennio Morricone».

Quando ha capito che poteva andare oltre la canzone?

«Nel 2010 provai a fare un monologo ‘Li romani in Russia’ di Elia Marcelli, che raccontava la storia vissuta tra il ’41 e il’43 da tanti italiani come mio nonno Rinaldo. Vidi che riuscivo a catturare l’attenzione raccontando una storia. Poi è arrivato Alessandro Benvenuti a rendermi un vero narratore, poi ci ha pensato Antonio Calenda a trasformarmi in quello di oggi».

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