Roger Waters, anima dei Pink Floyd

Doppio appuntamento al Forum con l’icona rock

Roger Waters

Roger Waters

Milano, 17 aprile 2018 - Per Roger Waters l’Us+Them atteso oggi e domani al Forum di Assago non è solo un tour. È una sfida. Così come lo è stato il suo ultimo album “Is this the lifewe really want?”. Già perché “Us and Them”, uno dei pezzi topici di “The dark side of the moon” è stato il primo pensiero passato nella mente di Waters quando ha sentito Obama che, parlando delle riforme sull’immigrazione, puntava il dito contro il nazionalismo “costruito attorno all’idea che ci sia un ‘noi’ e un ‘loro’”. Messaggio forte in un’epoca di muri e di migrazioni.

Visionario, attivista, icona rock, l’anima ribelle dei Pink Floyd ha sviluppato attorno a questo “concept” un kolossal per le arene da 4 milioni di dollari, varando a primavera dello scorso anno sul palco dello Sprint Center di Kansas City, Missouri, un cammino che lo terrà sulla strada fino al prossimo dicembre con 150 concerti in tre continenti che solo nella tranche nordamericana 2017 hanno messo a bilancio oltre 710mila spettatori con un incasso superiore agli 80 milioni di dollari. Clamoroso il repertorio, focalizzato soprattutto su pietre filosofali dell’epopea floydiana quali “The dark side of the moon”, “Wish you were here” ed “Animals”, oltre che sull’ultima, stupefacente, fatica solista “Is this the life we really need?”. Dei 22 pezzi in repertorio, 18 sono dei Floyd e il resto arrivano da “Is this the life we really need?” mentre gli altri sono dei Floyd compresa quella “Another brick in the wall pt. 2” caratterizzata dalla presenza di un coro di 13 voci bianche provenienti da San Colombano al Lambro. Le parti di David Gilmour sono cantate dal chitarrista Jonathan Wilson, che Waters presenta a volte come “l’hippy di cui ogni band ha bisogno”, ma sul palco ci sono ben dieci musicisti, tra cui gl’irrinunciabili David Kilminster alla chitarra e Jon Carin alle tastiere. Nel diluvio di citazioni spunta pure la scritta “Stay human” col pensiero al “restiamo umani” di Vittorio Arrigoni, il giornalista italiano rapito e ucciso a Gaza sette anni fa. Durante “Pigs (three different ones)” Waters si scatena contro The Donald, mostrandolo sullo schermo in alcune elaborazioni grafiche virate fucsia e verde vomitare improperi, col cappuccio del Ku Klux Klan, mentre si liquefà dietro la parola “farsa” accompagnando il tutto con il volo di un sinistro verro gonfiabile che vaga sopra le teste del pubblico con gli occhi fiammeggianti.

E a quei fan rimasti interdetti per l’attacco a testa bassa contro l’inquilino della Casa Bianca, il musicista ha risposto con stupore (“trovo leggermente sorprendente che qualcuno abbia ascoltato le mie canzoni per 50 anni senza capire”) replicando poi con la sua consueta tenerezza. “Vadano pure a vedere Katy Perry o si appassionino alle vicende dei Kardashian, tanto io non me ne faccio un cruccio”. Roger giura di non essersene fatto un cruccio neppure del passo indietro dell’American Express, alquanto in imbarazzo, dopo aver saputo i contenuti dello show, nello sponsorizzare un evento così critico nei confronti del Presidente americano; atteggiamento che, unito ai boicottaggi messi in campo da alcune organizzazioni ebraiche a seguito delle sue intemerate contro il governo israeliano, hanno finito per creare al tour qualche problema negli Stati Uniti.

 

 

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