Punkreas, trent’anni a tempo

All’Alcatraz la colonna sonora della lunga carriera e i fan che intervisteranno la band

I Punkreas

I Punkreas

Milano, 15 dicembre 2019 - Trent’anni senza andare fuori tempo. Raccontati dai fans. Per presentare domani (alle 18) al Mondadori Multicenter di via Marghera la loro raccolta celebrativa “XXX” i Punkreas si divertono a mischiare le carte trasformandosi da intervistati in intervistatori. Saranno proprio loro, infatti, a chiedere ai supporter di ieri e di oggi un racconto di questi tre decenni che ne fanno la più longeva punk band italiana. Tutto nell’attesa di festeggiarsi in concerto il 25 gennaio all’Alcatraz. "Quando abbiamo iniziato non pensavamo di certo che la musica sarebbe diventata parte della nostra vita per sempre", ammette il chitarrista Paolo “Noyse” Pomponio, colonna storica della formazione milanese assieme al cantante Angelo “Cippa” Caccia e al bassista Gabriele “Paletta” Mantegazza. "Allora c’era solo l’esigenza di suonare e dire quel che ci passava per la testa".

Il fatidico primo demo è del ’90. "Fu un amico a suggerirci di registrare quel che facevamo; ‘Isterico’ è nato così, senza alcuna progettualità. Ma è stata probabilmente proprio questa mancanza di obiettivi a tenerci assieme, mentre tante altre formazioni si scioglievano come neve al sole perché non avevano i riscontri che s’attendevano. Fra l’altro in quel periodo il punk non se lo calcolava nessuno, perché in Italia gli alternativi guardavano più al metal e all’hardcore. Quando è tornato di moda, grazie all’ondata californiana di Green Day, Offspring ecc…, e tutti si sono rimessi a suonare il punk, noi eravamo già lì. Quando poi, per i corsi e ricorsi della storia, è passato di nuovo, abbiamo continuato la nostra strada imperterriti, sereni e contenti". Se l’antologia fa il punto sul passato, il nuovo singolo, “Io sono vivo” prodotto da Tommaso Colliva dei Calibro 35 è una proiezione verso il futuro. "Tommaso ci ha convinto dicendo: ormai in Italia nessuno fa più rock ‘vero’, perché pure i rocker storici sono rimasti travolti dall’ondata indie-cantautorale perdendo un po’ della loro attitudine, quindi incidiamo un pezzo come quelli di una volta". Per “XXX” l’etichetta “best of” vi piace? "No, perché lo consideriamo piuttosto una ‘colonna sonora’ della nostra carriera. Ci abbiamo messo, infatti, i pezzi che in trent’anni abbiamo suonato di più. Mancano alcuni cose a me molto care come ‘Astronauta’, ‘Marta’, o ‘Questa è la storia’, ma ciascuno di noi ha preferenze diverse e nei gruppi ogni scelta è frutto di una mediazione" All’Alcatraz avrete sul palco pure i vostri amici? "Assolutamente sì. E saranno un bel po’, a cominciare da Seby dei Derozer. Avremmo voluto tanto avere pure gli Ska-p, che in ‘XXX’ condividono con noi ‘Aca’ toro’ , ma quella sera hanno un concerto in Messico". Un sogno bello e impossibile? "Poter suonare con Joe Strummer, con cui anni fa a Bologna passammo una giornata straordinaria. Visto che ci ha lasciati, ci piacerebbe avere sul palco dell’Alcatraz il suo fantasma. O quanto meno l’ologramma".

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