La "locomotiva" si ferma: crisi e precariato in Lombardia

L’allarme in un rapporto della Uil. La stagnazione soffoca i timidi segnali di ripresa delle aziende: espandersi verso nuovi mercati

Il segretario generale della Uil Milano e Lombardia Danilo Margaritella

Il segretario generale della Uil Milano e Lombardia Danilo Margaritella

Milano, 3 novembre 2019 - La locomotiva d’Italia rallenta, tra posti di lavoro persi, export in calo e aumento del ricorso alla cassa integrazione. E all’orizzonte c’è «un periodo di stagnazione», dopo che i timidi segnali di ripresa dalla crisi economica registrati nel 2018 in Lombardia si sono spenti con il nuovo anno. Soffrono industria e terziario, mentre il turismo è uno dei pochi comparti che continua a volare, spinto dalle presenze straniere in continua crescita anche a Milano. Lo scenario preoccupante emerge da un rapporto della Uil, che ha messo sotto la lente d’ingrandimento l’andamento dell’economia milanese e lombarda, confrontando i dati di quest’anno con quelli del 2018 e incrociando diversi indicatori. L’anno scorso aveva fatto ben sperare, con una lieve crescita e la Lombardia che aveva «recuperato i livelli di attività pre-crisi del 2017 grazie alla ripresa che si è attivata nel 2014, registrando livelli che rappresentano un’eccellenza a livello italiano». Segnali positivi, anche se «non è ancora stato recuperato il gap di crescita rispetto ad altre regioni europee che si è accumulato durante il periodo di crisi».

Verso la fine dell’anno, però, si sono avvertiti i primi scricchiolii, diventati sempre più intensi con lo scorrere dei mesi del 2019, di pari passo con le incertezze sullo scenario nazionale e internazionale. Nel primo semestre dell’anno, infatti, si legge nel rapporto Uil, «si evidenzia una tendenza negativa» con un rallentamento nel campo dell’industria e dei servizi e un aumento del ricorso alla cassa integrazione, sintomo di crisi aziendali che continuano a mordere. Poi c’è il nodo lavoro, con un rallentamento dell’occupazione e migliaia di posti a rischio anche in una zona come la Città metropolitana di Milano che continua ad attirare persone in cerca di opportunità lavorative, dalle altre regioni d’Italia o dall’estero. «Per le aziende diventa indispensabile uscire dal periodo di stagnazione - spiega il segretario generale della Uil Milano e Lombardia Danilo Margaritella - e poter tornare a contare su una espansione verso nuovo mercati. Di contro il lavoro e l’equità sociale rappresenteranno, insieme ad industria 4.0 e alle nuove tecnologie, la vera sfida verso un futuro di crescita e di vero benessere».

A preoccupare, in particolare, è il dato sull’export, con un 2019 segnato da dati negativi. Fanno sentire il loro peso sull’economia diversi fattori, a partire dall’incertezza dovuta all’uscita della Gran Bretagna dalla Unione Europea, così come dalla politica dei dazi imposta dagli Stati Uniti e dal rallentamento dell’economia cinese nonostante impegni e strategie incentrate sulla “via della seta”. E le difficoltà delle imprese si ripercuotono sul mercato del lavoro. Nel 2018 c’era stata una lieve crescita dell’occupazione, anche se la quota di contratti a termine era aumentata ulteriormente, arrivando a coinvolgere oltre un lavoratore ogni dieci dipendenti. Un dato che sale a tre ogni dieci nella fascia di età tra i 15 e i 34 anni che vede predominare inquadramenti con contratti a termine e partite IVA. Quest’anno la tendenza si è aggravata ulteriormente, anche se la Lombardia mantiene livelli di occupazione invidiabili rispetto ad altre regioni d’Italia. «La crisi che ha di nuovo colpito le imprese - si legge nel rapporto del sindacato - ha creato infatti un rallentamento dell’occupazione e di conseguenza ha messo a rischio moltissimo posti di lavoro. Cassa integrazione e rallentamento delle assunzioni sono il termometro di una situazione che appare non ancora drammatica ma davvero preoccupante specie se poi a queste difficoltà oggettive si sommano quelle soggettive legate al reperimento di manodopera specializzata». Le imprese non riescono a reclutare particolari figure professionali, soprattutto nel campo dell’ingegneria, della tecnologia e delle materie scientifiche. Un problema mai risolto, che affonda le sue radici nella formazione.  

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