Da Disney a Gap, la fuga delle catene americane

Il disimpegno dall’Italia mette a rischio quasi 500 posti di lavoro. Manifestazione in centro nel primo giorno dei saldi: "Dateci risposte"

Manifestazione lavoratori Gap

Manifestazione lavoratori Gap

Milano - «Gap, facci sapere cosa deve accadere». Le scritte sui cartelli esposti davanti al negozio Gap, in un corso Vittorio Emanuele attraversato dalla febbre dei saldi, riassumono le preoccupazioni di lavoratori da dieci mesi in un limbo. A ottobre 2020 è arrivata infatti la doccia fredda, con la catena statunitense dell’abbigliamento che ha annunciato un disimpegno dal mercato europeo. Nella strategia chiusura di negozi fisici, investimenti sull’e-commerce ed eventuali accordi con terzi per la distribuzione del marchio. Le conseguenze? 200 posti di lavoro a rischio in Italia, in un periodo già segnato dalla crisi del commercio innescata dalla pandemia. E ora i nodi stanno arrivando al pettine, con le prime chiusure che coinvolgono due store, a Torino e nel centro commerciale Fiordaliso di Rozzano. Per alcuni dei 25 lavoratori sono stati trovati accordi per l’uscita volontaria, mentre gli altri restano ancora formalmente in pancia alla società a causa del blocco dei licenziamenti ancora in vigore per il settore, anche perché Gap ha usufruito della cassa Covid. 

Nell’altro negozio milanese, in corso Vittorio Emanuele, lavorano circa 40 dipendenti che chiedono risposte, anche in seguito a un incontro che l’altroieri si è concluso con un nulla di fatto. È stato quindi proclamato uno sciopero nazionale, scegliendo come data simbolo il primo giorno dei saldi. «Non abbiamo informazioni sul futuro dei lavoratori – spiega Roberta Griffini, segretaria della Filcams-Cgil di Milano – per cui noi continuiamo ad invitare l’azienda ad avviare un tavolo che garantisca il mantenimento dell’occupazione, condizioni di lavoro sostenibili e dignitose. Grazie al blocco dei licenziamenti, strumento rivelatosi indispensabile in questo momento, i lavoratori hanno potuto godere di una tutela forte. Gap infatti non è l’unica multinazionale americana che, in un momento di piena crisi, ha preferito guardare alla propria convenienza economica abbandonando l’Europa e l’Italia e trascurando gli impatti sociali».

Il riferimento è a Disney, che ha annunciato la chiusura degli store innescando uno scontro con i sindacati. In questo caso sono a rischio 250 posti di lavoro, 49 solo a Milano. «Ci aspettiamo che il piano si concretizzi in autunno – spiega Griffini – intanto abbiamo chiesto un incontro al ministero». Un altro fronte aperto è quello di Accessorize London, catena britannica di bigiotteria e accessori low cost che in Italia ha presentato al Tribunale fallimentare di Milano un piano di concordato preventivo. 

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