Performing Raffaello, il genio "spiato" dal buco della serratura

Torna per i 500 anni dalla morte del Divin Pittore l’allestimento dello "Sposalizio della Vergine" che il grande designer Bruno Munari realizzò negli anni ‘70

Il nuovo allestimento alla Pinacoteca di Brera e il direttore James Bradburne

Il nuovo allestimento alla Pinacoteca di Brera e il direttore James Bradburne

Milano, 20 ottobre 2020 - Alla scoperta dello spirito geometrico di Raffaello, spiando come dal buco di una serratura. È il geniale allestimento dello "Sposalizio della Vergine" che Bruno Munari, uno dei più grandi designer italiani, realizzò negli anni ‘70 e che la Pinacoteca di Brera – in occasione dei 500 anni dalla morte del "divin pittore" – ripropone per l’apertura serale dopodomani, 22 ottobre: "Performing Raffaello" sarà a seguire visitabile (in presenza) ogni domenica fino a fine dicembre. "Questa installazione consente di aprire gli occhi e di rileggere il quadro che pensiamo di conoscere, illuminando un suo aspetto normalmente nascosto" dice James Bradburne, direttore generale della Pinacoteca di Brera.

L’esperimento di Munari - "grande innovatore" - obbliga il visitatore a osservare il celebre dipinto da un foro: una lastra trasparente in plexiglas, con linee incise, chiarisce al visitatore "la costruzione geometrica del quadro". Così nasce una nuova lettura del dipinto, realizzato nel 1504 per la Chiesa di San Francesco di Città di Castello, all’insegna dello "spirito moderno, perché pone un rilievo sul rigore matematico e sul pensiero geometrico e architettonico dell’opera di Raffaello che, per tutto l’Ottocento, era stato considerata specialmente per le sue qualità espressive" chiarisce il direttore del Polo di Brera. Storia nella storia. L’installazione era finita in un sottoscala. La scoperta casuale è merito di Alessandro Coscia che lavora all’Ufficio Mostre della Pinacoteca.

"Era il giugno dell’anno scorso. Probabilmente ha giocato la mia formazione da archeologo e la mia “attrazione” per gli anfratti… Volevo scoprire cosa ci fosse dietro la porta lungo una scala di servizio della Pinacoteca. Sapevo solo che c’erano vecchie locandine degli anni Ottanta. Un giorno finalmente mi sono deciso e, guardando bene, ho scoperto una pala verde, dall’aspetto anonimo. Dietro però c’era un cartellino dattiloscritto “Bruno Munari 1977”. Sapevo che il designer aveva fatto un’installazione e mi sono precipitato dal nostro direttore. Quando si dice la sincronicità junghiana: lui stava proprio in quel periodo progettando di scrivere una sua “Brera stories” su Munari". L’allestimento era nato nel 1977, per la provocatoria mostra ideata da Franco Russoli, allora direttore della Pinacoteca, con "Processo per il museo", nato per attirare l’attenzione pubblica sui problemi mai risolti di Brera, come la mancanza di spazi e la perdita di autonomia dopo la nascita del ministero della Cultura.

In un clima rovente l’allora direttore aveva invitato Munari - suo amico - a progettare uno strumento per una nuova lettura dello Sposalizio, privilegiandone la componente razionale, matematica e prospettica. L’allestimento durò solo qualche mese, finendo poi nel dimenticatoio. Fino a quando la "sincronicità junghiana" ci ha messo lo zampino. Nei prossimi mesi è attesa l’uscita del documentario Performing Raffaello sulla piattaforma Brera Plus+ che conta già 50mila iscritti. L’ingresso gratuito per la Pinacoteca durerà fino alla fine dell’anno, poi dipenderà dagli accordi con il nuovo concessionario dei servizi aggiuntivi, Civita: "Siamo in fase di trattativa per il contratto che dobbiamo firmare entro due mesi" ha spiegato Bradburne.

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