Norah Jones, la star con il piano in cucina

La cantante domenica agli Arcimboldi nell’attesa di tornare il 24 luglio a Gardone Riviera

Norah Jones: un marito, due figli, un diploma in pianoforte e tanti successi

Norah Jones: un marito, due figli, un diploma in pianoforte e tanti successi

Milano, 7 aprile 2018 - Ci sono pure Neil Young, JJ Cale e Tom Petty tra le frequentazioni con cui Norah Jones impreziosisce lo show che la riporta domani agli Arcimboldi nell’attesa di tornare il 24 luglio a Gardone Riviera. Uno sguardo al passato agevolato dal ritorno alle origini dell’ultimo album “Day breaks” che la figlia di Ravi Shankar propone con l’interplay e le complicità di un trio impreziosito dalle presenze di Brian Blade alla batteria e di Chris Thomas al basso. La cover di Young, “Don’t be denied”, compare tra i solchi dello stesso “Day Breaks”, mentre il resto del repertorio attinge un po’ da tutta la produzione della pianista newyorkese, esclusa la stravagante parentesi “country” di “Foreverly”, la raccolta di cover degli Everly Brothers data alle stampe cinque anni fa assieme al cantante dei Green Day, Billie Joe Armstrong. Ma la lista delle collaborazioni di Miss Jones è lunga così e va da Willie Nelson a Keith Richards, da Ray Charles a Dave Grohl dei Foo Fighters, a progetti collaterali quali i Little Willies e il trio femminile Puss N Boots.

Trentanove anni compiuti il 30 marzo scorso, un marito musicista e due figli in tenera età tenuti gelosamente lontani dalle cronache, un diploma in pianoforte all’Università del Texas, 45 milioni di dischi venduti (27 solo del folgorante album di debutto “Come away with me”), 9 Grammy, costituiscono il passaporto con cui Geetali Norah Shankar continua a fare la spola tra le due coste dell’Atlantico. «Quando ho iniziato a suonare il jazz, l’ho fatto semplicemente perché mi piaceva», dice. «Non avrei mai immaginato che sarebbe potuto diventare mainstream. Quanto accaduto è stato bello, travolgente, ma, per certi versi, anche abbastanza spaventoso». Nessun rimpianto per l’attimo fuggente di “Come away with me”. «Quel disco è nato da un incredibile allineamento dei pianeti, ma quando i riflettori hanno iniziato a spengersi tutto è diventato molto più semplice. Adoro suonare musica e per sentirmi felice non ho bisogno del boato delle arene, mi bastano i teatri». Anzi, a lei basterebbero addirittura le quattro pareti domestiche, se è vero che il piano di casa se l’è piazzato in cucina. «Ho pensato che se lo avessi messo nel mezzo della mia vita, accanto ai fornelli, avrei reso la sua presenza ogni giorno più importante e invece è diventato una specie di tavolo, un ripiano per cianfrusaglie, coperto di banconote, bollette, posta da aprire, scatole in disordine. È divertente vederci giocare mio figlio, benché non mi sembri attratto dallo strumento quanto vorrei”.

 

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