Il Milanese imbruttito...va al cinema

“Mollo tutto e apro un chiringuito“ con Germano Lanzoni: ciak solo grazie al Covid, perché ho rallentato i ritmi

Germano Lanzoni

Germano Lanzoni

Milano - “Il Milanese Imbruttito” diventa un film e arriva al cinema. “Mollo tutto e apro un chiringuito”, diretto dal gruppo del “Terzo segreto di satira”, arriva nelle sale il prossimo 7 dicembre ed è stato girato tra Milano e la Sardegna. Rappresenta sicuramente un importante traguardo per un progetto nato quasi per gioco nel 2013 su Facebook per ironizzare sulla città più operosa d’Italia. Nel cast, ovviamente, “l’imbruttito” Germano Lanzoni con Valerio Airò, Laura Locatelli, Leonardo Uslengo, Paolo Calabresi, Alessandro Betti, Pino e gli Anticorpi, Benito Urgu, Simonetta Columbu e la partecipazione straordinaria di Claudio Bisio, Favij e Jake La Furia. Germano Lanzoni è venuto a trovarci in redazione per raccontarci questa nuova avventura e parlare di Milano e di comicità ai tempi del Covid.

Da Facebook, dove è nato il successo del “Milanese Imbruttito”, al grande schermo del cinema con questo nuovo film. Cosa c’è stato in mezzo? "Il trait d’union è Il Terzo Segreto di Satira, cinque ragazzi usciti dalla scuola del cinema di Milano che hanno fatto, ormai qualche anno fa, la loro tesi finale sul mondo della comicità milanese contrapponendo Zelig, che era già il leader del settore in città, ad un gruppo di comici irriverenti. Quel gruppo era “Democomica”, che io ho fondato insieme a Rafael Didoni, per raccontare la città, la risata, in un modo differente da quel che già c’era. I fondatori del gruppo Facebook “Il milanese imbruttito” erano già fan del Terzo Segreto di Satira e quindi, quasi per caso, nacque questo personaggio. Il primo video sperimentale, che doveva avere solo uno scopo commerciale, lo pubblicammo nel 2014 e da allora non ci siamo mai fermati fino ad arrivare al cinema".

Quanto senti la responsabilità di essere diventato un simbolo di Milano? "In realtà è una responsabilità condivisa, io sono solo uno dei tanti che funziona nel progetto “imbruttito”, e se il mio personaggio piace è solo perché dietro di me ci sono un sacco di altre persone come sceneggiatori, autori, colleghi artisti e produzione che hanno saputo valorizzare un’idea che piace al pubblico nella maniera migliore. Sul set del film, per intenderci, c’erano 70 persone che si muovevano attorno a me per dare forza al mio personaggio. È sempre stato un gioco di squadra".

Il tuo personaggio però è ormai famosissimo anche al di fuori dei confini milanesi, che cosa ha permesso all’«imbruttito» di diventare famoso in tutta Italia? "Probabilmente i temi così cari al mio personaggio (la spasmodica ricerca dell’incremento del fatturato e le belle donne, ndr ) sono in realtà cari anche a molti altri italiani e vanno ben oltre il confine della circonvallazione di Milano. In fondo quando chiunque va in vacanza e va a mangiare in riva al mare, non è che si accorge dell’orizzonte davanti a sé, dei profumi o dei gabbiani che gli svolazzano sopra. Se dopo 4 minuti non arriva il cameriere a prendere l’ordine si innervosisce perché sta perdendo tempo. E questo succede ai milanesi come ai napoletani e ai palermitani".

Quanto ha influito e in che modo la pandemia sul tuo personaggio in questi due anni? "La pandemia ha influenzato moltissimo me come attore e tutto l’intero progetto che ruota attorno al mio personaggio. Se non ci fosse stato il Covid 19 non ci sarebbe neanche stato questo film perché il soggetto e la sceneggiatura sono stati sviluppati proprio durante questo periodo. Pensate che soltanto io, in questo periodo, ho fatto un libro, un disco e un film. Se non fossi stato costretto a rallentare i miei ritmi frenetici da milanese imbruttito non sarei mai riuscito a fare queste tre cose".

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