Il sogno di Martin Luther King vive alla Casa di vetro

A 50 anni dall’omicidio una mostra ricorda le lotte del polo nero

Martin Luther King con l’allora presidente Usa Lyndon Johnson

Martin Luther King con l’allora presidente Usa Lyndon Johnson

Milano, 31 marzo 2018 - Di lui si ricordano soprattutto quattro parole. In inglese: “I have a dream”. Tradotte: «Io ho un sogno». Quattro parole che, ripetute otto volte, proseguivano: «...che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per ciò che la loro persona contiene».

Un sogno non ancora pienamente realizzatosi: è di pochi giorni fa l’ennesimo omicidio “per errore” di un giovanissimo nero da parte di poliziotti bianchi - che in genere vengono poi mandati innocenti del cosiddetto “errore”... Sono entrate nella Storia quelle quattro parole, pronunciate il 28 agosto 1963 a Washington, davanti al Lincoln Memorial, al termine di una marcia di protesta per i diritti civili, da Martin Luther King, leader delle lotte non violente per l’uguaglianza negli Stati Uniti fra bianchi e afroamericani. E quelle quattro parole Alessandro Luigi Perna, appassionato ed esperto di fotografia storica, le ha scelte come titolo della sua nuova mostra, allestita per ricordare il cinquantenario dell’assassinio di King: già, perché gli estremisti bianchi si presero la loro vendetta ammazzando il leader pacifista, inerme ma non inerte, per riprendere un classico detto pannelliano, a Memphis il 4 aprile 1968. Un assassinio, come quello di John Kennedy, come quello di Malcolm X, anche lui leader nero antisegregazionista ma teorico della lotta violenta, mai del tutto chiarito: certo è solo che alle 18.01 di quel 4 aprile Martin Luther King uscì sul balcone al secondo piano del Lorraine Motel in Mulberry Street dove venne colpito alla testa da un proiettile calibro 30-06 sparato da un fucile di precisione. Dell’omicidio si accusò James Earl Ray, arrestato l’8 giugno a Londra mentre cercava di volare a Bruxelles con un falso passaporto canadese. Ma la confessione fu presto seguita da una ritrattazione. E poi condanne, conferme, smentite, e via nelle nebbie. Non si concentra solo su King, però, la mostra che si apre oggi, alle 15.30, alla Casa di Vetro di via Luisa Sanfelice 3.

La galleria di duecento immagini, oltre sessanta stampate, le altre visibili a monitor, provenienti dagli Archivi di Stato americani, come la gigantesca Library of Congress, parte da molto, molto prima. Riassume la storia dell’America già della fine dell’Ottocento: 27 soldati della Fanteria di Colore schierati a difesa di Washington durante la guerra civile. Con un salto nel Novecento, figli di minatori, un mezzadro che mangia nel portico di casa, bambini davanti a un cinema per la matinée della domenica di Pasqua 1941. Ma anche il “battesimo” del “più piccolo degli uomini”, otto settimane, di un gruppo di razzisti del Ku Klux Klan. La mostra è anche proposta alle scuole, sia per visite guidate, sia per essere utilizzata in classe tramite connessione web, link riservato epassword. Non solo: proprio il 4 aprile, mercoledì, le foto verranno proiettate e commentate dallo stesso Alessandro Perna.

Casa di vetro, Milano, via  Luisa Sanfelice 3. fino al 23 giugno. info: 02.55019565.

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