
Giorgio Moroder
Milano, 14 maggio 2019 - What a feeling. Pochi protagonisti della musica anni Ottanta hanno reso onore al termine “hitman” più di Giorgio Moroder, re mida dei produttori dance grazie al successo planetario di Donna Summer, Blondie, Irene Cara, ma venerato pure ad Hollywood per colonne sonore come “Fuga di mezzanotte”, “Flashdance”, “Scarface”, “Top Gun”. Questo senza tralasciare gli inni dei Giochi Olimpici di Los Angeles ’84, di Seoul ’88, o le “notti magiche” di Italia ’90. Tre Oscar e quattro Grammy ne fanno probabilmente il musicista italiano più premiato al mondo, l’inventore della euro-disco, omaggiato perfino dai Daft Punk nel loro ultimo album (“Giorgio by Moroder”). Alla bella età di 79 anni il compositore di Ortisei decide di regalarsi il primo tour sbarcando venerdì prossimo al Ciak.
Lo spettacolo s’intitola “A Celebration of the 80’s”. È pure una “Celebration of the 80”?
«Visto che il grosso del repertorio è databile tra il 1975 e il 1987, sarebbe più appropriato un titolo come “A Celebration of the 70’s and the 80’s”. Quindi sì, festeggio i miei 80 anni in anticipo… o magari dei 70 in ritardo».
Chi glielo ha fatto fare di mettersi in gioco?
«L’idea mi è venuta cinque anni fa, quando ho cominciato a fare il dee-jay dopo quarant’anni di studio di registrazione. Ho visto il concerto con orchestra di un altro autore che ha passato la vita dietro alle quinte, Hans Zimmer, e ho capito che potevo provarci pure io. Sul palco siamo in 14 e canto pure un paio di pezzi».
Quando Bowie le riferì la frase di Brian Eno “ho sentito il suono del futuro ed è I feel love, cosa pensò?
«David mi disse che si trovavano agli Hansa Tonstudio di Berlino per le registrazioni di “Heroes” ed erano in cerca di nuove sonorità quando arrivò Brian con quel disco di Donna Summer dicendo “lasciamo stare perché Giorgio le ha già trovate”. Eno aveva, forse, ragione se è vero che quarant’anni dopo quel pezzo è ancora in radio e continua ad ispirare i dee jay».
Delle tante collaborazioni chi le ha lasciato di più?
«Ovviamente Donna, che nel ’75 con “Love to love you baby” mi regalò il primo grande successo. È quella con cui ho lavorato di più, producendole 70-80 pezzi. Ma anche Bowie, che scrisse un testo bellissimo per “Cat people (putting out fire)” incidendolo ai Mountain Studios di Montreux in appena un’ora e mezza».
C’è un brano che avrebbe meritato più attenzione da parte del pubblico?
«Più di uno. Penso, ad esempio, a“Beat the clock” degli Sparks, così come l’intero album “N°1 in heaven”, e invece ebbe più successo “When I’m with you”, singolo del successore “Terminal Jive”. Pure “Winter melody” di Donna Summer è un bel pezzo che avrebbe potuto incontrare più fortuna. Non puoi azzeccarci sempre».
Il Presidente Ciampi l’ha nominata Commendatore. E’ vero che ha provato a sostituire l’inno di Mameli?
«C’è stato un periodo, durante uno dei governi Berlusconi, in cui si ventilò la possibilità di cambiare inno. Ne scrissi uno, ma non piacque e così lo buttai».
Come si è rivisto a Broadway impersonato da Mackenzie Bell nel musical “Summer: The Donna Summer Musical”?
«Essere interpretato da un’attrice mi è sembrata una cosa abbastanza strana. E ancora più strano sentirla recitare in inglese con il mio accento italo-tedesco. I registi hanno delle idee, alcune funzionano altre no; il problema è che quel musical non ha avuto successo».
Che progetti ha?
«Mi piacerebbe fare un musical con i pezzi miei. Intanto sto lavorando ai brani per la colonna sonora del nuovo “Top Gun” in uscita il prossimo anno, e per la serie tv della Fox “Queen of the South”. Pian piano, però, vorrei ritirarmi… mica sono Morricone che a 90 anni trova ancora la forza di far concerti in giro per il mondo».