Antonella Ruggiero, "La musica sacra è dentro di me"

La cantanteapre la rassegna nella Chiesa San Martino di Bollate. Altri sedici appuntamenti, fra gli artisti Noa e Peppe Servillo

La cantante Antonella Ruggiero

La cantante Antonella Ruggiero

Bollate, 11 dicembre 2019 -  Quella ricerca del sacro che si porta dietro da anni una rassegna come “La musica dei cieli” incontra questa sera nella Chiesa San Martino di Bollate la spiritualità del canto di Antonella Ruggiero. Spetta a lei, infatti, varare un’edizione 2019 che ha in cartellone altri 16 appuntamenti in tutta la regione fino al 30 dicembre con “voci” del calibro di Noa, Raiz & Radicanto, Ambrogio Sparagna, Peppe Servillo, Ballaké Sissoko, l’Harlem Gospel Choir ed altri ancora. «Tutte le volte in cui mi trovo in luoghi dove la gente riesce a sospendere le sue frenesie interiori, è bello comunicare attraverso la musica», spiega Antonella Ruggiero. «La musica è l’unico linguaggio che non contrappone le persone. Basta vedere quante orchestre multiculturali e multireligiose ci sono al mondo e con quale armonia, con quale unità d’intenti, si pongono davanti alla partitura».

Che idea s’è fatta del cast di quest’anno? «Si vede che faccio parte anch’io di un gruppo di persone che attraverso la musica riesce a posare il suo sguardo sulla società. Anni fa ho partecipato assieme a Noa ad un concerto in Sicilia, a Catania. E qualche tempo fa all’interno di uno scambio interculturale ho trovato Raiz».

Lei proporrà “Sacra armonia”. «Sì, ma qualcosa pure di “Cattedrali”, l’ultimo mio progetto di questo genere, realizzato tre anni fa nella cattedrale di Cremona cantando brani di ispirazione sacra anche diversi da quelli più conosciuti. E sorprende come l’impatto sull’ascoltatore sia pressoché lo stesso. Sono accompagnata dall’organista Roberto Olzer e in programma ci sarà pure qualcosa del mio repertorio personale, sempre comunque legato al tema».

Il sacro lei l’ha scoperto nel corso del cammino, ma trova pure fra le canzoni degli esordi qualcosa di spirituale? «Qualcosa c’è sicuramente, anche se solo la maturazione ti spinge su certe strade. Forse “Cavallo bianco” dei Matia Bazar è traversato da una certa spiritualità, magari per i vocalizzi e per la ricerca di andare oltre certi parametri del pop. Una strada che mi sarebbe piaciuto proseguire, anche se poi non è stato così perché la vita dei gruppi è sempre frutto di una mediazione. Io la musica sacra me la porto dentro da bambina, anche se l’ho affrontata per davvero solo nel 2001 proprio con “Sacra armonia”».

Nel caos di questi tempi, c’è ancora la possibilità di ascoltarsi dentro? «Sicuramente sì. L’importante è volerlo fare, resistendo alle tremende pressioni commerciali e politiche da cui siamo oggetto. I più giovani hanno forse difficoltà a togliere tutto questo rumore di fondo, ma crescendo s’impara a scegliere…».  

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