Visite private in orario destinato al servizio pubblico, esposto contro il San Paolo

L'accusa di Unione sindacale italiana sanità, Medicina democratica onlus e Comitato difesa della sanità pubblica di Milano

Ospedale San Paolo

Ospedale San Paolo

Milano, 1 giugno 2020 - Visite private a pagamento da parte di medici pubblici negli stessi orari destinati ai servizi dello stesso tipo in regime pubblico. E' l'accusa alla base di un esposto alla procura della Repubblica presso il tribunale penale di Milano, contro la pratica che sarebbe stata messa in atto da tempo presso l'azienda socio sanitaria territoriale Santi Paolo e Carlo di Milano, presentato dalle organizzazioni Unione sindacale italiana sanità (Usi S), Medicina democratica onlus, Comitato difesa della sanità pubblica di Milano - Città Metropolitana Sud Ovest, assistite dall'avvocato Sergio Onesti. L'esposto, previsto per gennaio, era stato rinviato per la grave emergenza Covid-19.

"La possibilità prevista per legge di svolgere da parte dei medici pubblici attività privata nelle strutture pubbliche, in regime di libera professione, per noi non è molto accettabile - hanno dichiarato i presidenti delle tre organizzazioni ricorrenti, Giuseppe Petita, Marco Caldiroli e Roberto Acerboni - Se poi questo avviene al di fuori delle norme stabilite è ancora più grave, per il danno di altri utenti, presenti in liste d'attesa previste per l'erogazione delle medesime prestazioni sanitarie, che non hanno la possibilità di accedere a visite a pagamento, in quanto fasce più deboli della popolazione. Per cui, di fatto, il superamento delle liste d'attesa vale solo per gli utenti solventi".

Dopo il blocco delle visite dovuto alla crisi Covid-19,  la direzione Asst ha confermato e autorizzato la ripresa dell'attività in area a pagamento, senza indicare specifici progetti per la riduzione delle liste d'attesa e per una migliore e più adeguata erogazione dei servizi. "Temiamo ragionevolmente - sostengono i ricorrenti - che si possano perpetrare le stesse illegittimità del passato, con le conseguenze che conosciamo, come dimostrano gli atti: per esemplificare, negli anni, al San Paolo, per le prestazioni sanitarie in regime pubblico l'attesa per una semplice ecografia tiroidea poteva essere di 10 mesi o per una risonanza magnetica di 9 mesi". Come aveva attestato nel 2017 il Comitato dei controlli, organismo interno alla Regione, vi era una differenza dei tempi di attesa tra le visite con il ticket e quelle a pagamento, nello stesso ospedale pubblico, pari a 25 volte: un "divario" di prestazioni di cui anche il San Paolo soffriva.

"Non ci si dica che la sovrapposizione degli orari sia un semplice 'chiudere un occhio' da parte della direzione per migliorare e ridurre i tempi di attesa - precisano i ricorrenti - perché le criticità sono ben altre: molti pazienti non possono pagare, quindi sono discriminati; eseguendo le visite durante le ore di lavoro istituzionale, i tempi di attesa di fatto aumentano e quindi la discriminazione tra i non abbienti e i solventi si accentua. Si fa inoltre confusione fra pubblico e privato, spingendo sempre di più il sistema sanitario nella braccia dei privati di cui la Regione Lombardia come pratica e come ideologia è capofila".  

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