Stupro di gruppo a Milano, immortalata targa dell'auto: così si è arrivati ai calciatori

Gli investigatori sono partiti dai frame di una telecamera che riprende l’auto di Lucarelli fuori casa della vittima. Martedì interrogatorio di garanzia per gli arrestati

Mattia Lucarelli e Federico Apolloni

Mattia Lucarelli e Federico Apolloni

Milano -  Il primo indizio per gli investigatori è stata una targa. Quella dell’auto, una Ford modello Puma, nera, che la mattina del 27 marzo scorso ha riportato a casa la presunta vittima dello stupro di gruppo avvenuto in zona Porta Romana proprio quella notte. Dati immortalati da una telecamera in strada, che hanno portato dritto a Mattia Lucarelli, ventitreenne ora agli arresti domiciliari insieme al coetaneo Federico Apolloni, entrambi calciatori del Livorno (Serie D Toscana), secondo l’accusa responsabili della violenza sessuale, mentre altri tre giovani sono indagati a piede libero.

La macchina si ferma davanti a casa di Caroline, nome di fantasia, studentessa americana di 23 anni, e scende una persona: verosimilmente la ragazza stessa, dato che gli indumenti immortalati dagli occhi elettronici coincidono con quelli indossati da lei quella notte. Poi il veicolo inverte la marcia e si allontana. A chi è intestata l’auto? A Mattia Lucarelli, hanno poi accertato gli inquirenti. Che è poi stato controllato a bordo di quel veicolo in due altre occasioni. Non solo: quella Ford Puma è stata poi trovata parcheggiata vicino allo stadio della squadra Pro Sesto, dove Lucarelli giocava “in prestito“.

Secondo la ricostruzione dell’accusa, la ragazza ha accettato di salire in auto con cinque ragazzi sconosciuti dopo la notte trascorsa al locale “Gattopardo“ in via Piero della Francesca perché cercava un passaggio per tornare a casa. Era ubriaca e si sarebbe ritrovata contro la sua volontà (più volte ha chiesto di tornare a casa) nell’alloggio di Lucarelli in zona Porta Romana. In uno dei video registrati lungo il tragitto verso l’alloggio, i ragazzi avrebbero esplicitato il loro “piano“ con frasi irripetibili (e inequivocabili) sulle loro reali intenzioni. Ai video, che mostrano il gruppo con la vittima sia all’esterno del locale e sia all’interno dell’auto di Lucarelli, ma anche in strada, prima di entrare in casa e infine in salotto, si aggiungono le dichiarazioni della giovane (e di altri testimoni), ritenute "credibili in quanto coerenti, logiche e precise nonché attendibili in quanto riscontrate dalle risultanze acquisite dall’attività istruttoria".

Mattia Lucarelli e Federico Apolloni potranno spiegare la loro versione martedì, giorno dell’interrogatorio di garanzia. Intanto Cristiano Lucarelli, papà di Mattia, ex attaccante del Livorno, dopo un primo video pubblicato venerdì su Instagram in cui si schierava dalla parte del figlio ne ha postato un secondo ieri sempre in sua difesa. Al centro del discorso, i video. "Devo reintervenire perché ho letto di tanti avvocati, giudici, leoni da tastiera; anche perché sono stati riportati male" da stampa e tv. "Quei video li abbiamo consegnati noi alla polizia" (ma risulta una perquisizione, il 23 settembre), perché all’interno "ci sono elementi di innocenza, non di colpevolezza, e non c’è nessuna scena di sesso come invece vogliono farvi credere". "Siccome c’è un impianto accusatorio – prosegue – è normale che il video venga sbobinato a seconda degli elementi che devono rafforzare quell’impianto". Lucarelli conclude: "Abbiamo protocollato 1.900 messaggi (di “odiatori“, ndr ) che presto consegneremo alla polizia postale con i quali copriremo le spese processuali".

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