Milano, la rivoluzione dei creativi: "Indietro, Savoia!"

Un’agenzia di comunicazione lancia la proposta di “sfrattare“ i reali da vie e piazze per intitolarle ai contemporanei "in base al merito"

Il pubblicitario Luciano Nardi

Il pubblicitario Luciano Nardi

Milano, 21 dicembre 2019 - Se corso Vittorio Emanuele fosse all’improvviso rinominato a Enzo Jannacci? E la Galleria, sempre Vittorio Emanuele II, a Gaber? La statua a cavallo in piazza Duomo sostituita da una scultura di Bruno Munari? Gian Maria Volonté potrebbe scippare piazzale Cadorna al generale del regio esercito ricordato, tutto sommato, per la disfatta di Caporetto. L’idea di convertire i nomi di vie, strade e piazze dedicate ai reperti dell’Italia monarchica nel segno della meritocrazia contemporanea – cioè ad artisti, scienziati, persino politici, e anche viventi – è venuta a un gruppo di creativi milanesi, che l’ha consegnata all’AdnKronos.

Una proposta rivoluzionaria, per non dire giacobina, gettata in una Milano che ancora s’accapiglia sull’opportunità di intitolare una strada a Bettino Craxi nell’imminenza del ventennale della morte, quando neanche due mesi dopo scoccherà il bicentenario della nascita del sopracitato Vittorio Emanuele II, primo re d’Italia, ricordato come "re galantuomo" per aver tenuto lo Statuto Albertino che fu la prima Costituzione italiana. Mentre del re nipote, Vittorio Emanuele numero 3, si ricorda soprattutto la fuga dopo l’armistizio del ’43, mollando l’Italia nelle mani dei nazisti; il che ebbe un peso nella vittoria della repubblica sulla monarchia al referendum del ’46. In quest’humus di lacerazioni che il Paese si trascina da quasi un secolo sguazza la provocazione toponomastica di Davide Ciliberti, fondatore dell’agenzia di comunicazione Purple&Noise: "Eliminiamo le tantissime vie, piazze, statue dedicate ai reali, magari cancelliamo anche qualche generale. Senza revisionismo storico, solo per un tema di anacronismo ed equilibrio: non credo essenziale mantenere titolazioni a re, regine e principi, soprattutto ove il conferimento origina dalle loro corti, più che per merito". Rincara il pubblicitario Luciano Nardi: "Più che a Craxi, si dovrebbe intitolare una piazza alla Creatività a CityLife. Sono tanti i geni che, col loro talento, hanno reso Milano ciò che è a livello mondiale: da Enzo Mari a Gabriele Basilico, al pubblicitario Emanuele Pirella. E che dire di Dino Risi, Lucia Bosé, Sergio Bonelli, Guido Crepax?"

Ha qualcosa da dire Emanuele Filiberto di Savoia, e non ha tardato a farlo pervenire all’AdnKronos: la proposta dei creativi milanesi "sembra veramente assurda. Il passato non si cancella ed è triste che le nuove generazioni lo pensino. Che uno sia a favore della monarchia o no, si deve ricordare che casa Savoia è riuscita a realizzare l’Unità d’Italia. Proposte di questo tipo, se trovassero terreno fertile, dimostrerebbero la fragilità e l’insicurezza delle amministrazioni locali". Il Savoia aveva dimostrato invece di sapere persino ironizzare sulla storia di famiglia, prestandosi, di recente, a quella che si è poi rivelata una campagna pubblicitaria: "I reali stanno tornando", minacciava in un video sui social. Ma era uno spot per The Crown, la serie sulla monarchia britannica (saldissima in sella).

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