Una pedalata e si può andare lontano

Enrico

Beruschi

Anche il mio medico dice che fa bene alla salute, però confesso che non faccio molta strada “pedibus calcantibus”, ammesso che si dica ancora così; il mio latino si ferma alla terza media, di cui, per ragioni familiari, in questi giorni se ne parla molto per via degli esami. Questi poveri ragazzi sono sotto pressione, a loro dicono che bisogna studiare e loro si applicano coscienziosamente; poi io mi diverto a prendere in castagna i giovani laureati, che hanno delle falle enormi. Le due domande più semplici sono le seguenti: a) perché Renzo quando scappa da Milano va a Bergamo; b) parlami di Leonardo sul lago di Lecco. Bastano questi due quesiti per mettere in crisi giovani di bell’aspetto (in effetti sono due delle sole quattro cose che conosco), sperando che non mi chiedano niente sul computer, smartphone e diavolerie del genere, dove non sono per niente preparato. Ma torniamo alle liete passeggiate, che aspettano i nostri posteri dopo il 2035, quando le nostre care automobili, conquistate con il sudore della fronte, verranno messe da parte a favore delle auto-scontro elettriche: l’aria sarà più pulita, forse, ma la bolletta della luce ci lascerà respirare? A tal proposito potrebbe venire buona una mia vecchia proposta ecologica: per creare elettricità, cioè forza motrice, punire i reati minori e giovanili con simpatici periodi di pedalate forzate, atte a creare l’energia in esaurimento. Pensate che bello! Rave party abusivo: 1000 bamba a 5 ore di pedalate ciascuno; piccola rissa sui navigli: 50 pisquani a 10 ore a testa; solo degli esempi, ma pensa quanti chilometri fa la tua macchina!

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