Il super truffatore Roberto Meocci: gioielli per i cani della regina e affari nel petrolio

Amicizie a Buckingham Palace e con miliardari scozzesi: tutti gli stratagemmi per raggirare imprenditori e manager. Gli "affari" all'hotel Bulgari di Milano

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Milano - Spesso gli imbroglioni seriali si concentrano sui dettagli, specie quando si tratta di recitare copioni complicati. Una frase o un atteggiamento che a prima vista sembra irrilevante, ma che in realtà diventa decisivo per spiazzare l’interlocutore di turno, metterlo istintivamente a suo agio, fargli percepire in pochi secondi che di quella persona ci si può fidare. Roberto Meocci non fa eccezione. Anzi, gli atti dell’ultima indagine della Guardia di Finanza di Firenze (che due giorni fa l’ha portato in cella) tratteggiano la figura di un truffatore abilissimo a irretire le sue vittime proprio con comportamenti che rimandano l’immagine di una persona elegante, preparata, molto nota e rispettata.

Certo, il 56enne senese si portava avanti con l’altisonante biglietto da visita dell’imprenditore Riccardo Menarini, titolare dell’omonima casa farmaceutica (i veri amministratori dell’azienda lo hanno querelato). Poi, però, ci metteva il resto. A cominciare dai luoghi in cui invitava i suoi ospiti per parlare di lavoro: come raccontato su queste pagine, gli appuntamenti andavano in scena soprattutto all’hotel Bulgari di via Gabba, in pieno Quadrilatero. Proprio lì, ad esempio, il 17 settembre 2020 incontra per la prima volta (con l’irrinunciabile codazzo di autista e segretaria personale) la titolare di una ditta piemontese specializzata nella commercializzazione di prodotti per cani e cavalli (dagli accessori allo shampoo), dicendosi entusiasta delle sue creme e gettando le basi di una trattativa tanto gigantesca quanto campata in aria. La donna nota subito un particolare (riecco i dettagli che tanto fanno la differenza) che riferirà pure agli investigatori: il personale dell’albergo lo conosce bene.

Già, Meocci si muove con ostentata disinvoltura in quel contesto a cinque stelle. Al tavolo c’è pure un’altra persona, che verrà a sua volta fregata in parallelo: è un consulente aziendale. Con lui, il finto Menarini gioca un doppio asso. Il primo: dice di averlo conosciuto in Parlamento, ai tempi in cui aveva seguito un emendamento che riguardava il suo gruppo imprenditoriale. "Giusto", pensa l’altro annuendo, ricordando i tempi in cui si era effettivamente occupato di quei temi come membro della segreteria tecnica di un senatore. Il secondo: si mette a parlare proprio con il figlio di quell’uomo politico, incrociato per caso nella hall e salutato come un amico di vecchia data.

Forte di queste premesse, Meocci può passare alle promesse: quelle che fanno intravedere all’orizzonte affari a sei zeri, forniture in esclusiva alla Casa reale britannica e contatti con facoltosi scozzesi con entrature ai massimi livelli di Buckingham Palace.

Una cornice di bugie che gli serve per abbassare le difese di chi gli sta davanti e scegliere il momento giusto per arrivare all’unico punto che gli sta veramente a cuore: iniziare a chiedere soldi. Per cosa? Per i motivi più disparati: la creazione di una società inglese, la partecipazione a una lucrosa asta al "Monte dei pegni di Milano" per assicurarsi una partita di Rolex, l’organizzazione di una dimostrazione pratica ai convegni di un immaginario chirurgo plastico. La vittima continua a fare bonifici (se ne conteranno dodici per un ammontare di 79.186,52 euro), senza sospettare nulla.

Anche perché le proposte si susseguono a ritmo incalzante. Il 23 febbraio 2021, le viene richiesto un preventivo "per fornire alla Royal family collari personalizzati con applicazioni in oro 14K per i cani e una fornitura di selleria varia per cavalli". Tre giorni dopo, un uomo d’affari presentato da Meocci come il re delle farmacie d’Inghilterra le chiede se sia possibile "fornire abiti per cani in pelliccia e cachemire" da piazzare in uno store di Harrods, il celeberrimo centro commerciale di South Kensigton. Valore delle fatture: 1,2 milioni di euro.

I pagamenti stentano ad arrivare, e quando la venditrice chiede conto dei ritardi le viene risposto che è colpa della Brexit e che non deve preoccuparsi perché documenti e polizze assicurative sono a posto. E invece di regolare non c’è nulla: solo in un secondo momento, la truffata scoprirà che quelle ditte non sono mai esistite.

Così come non è mai esistita la Cross Petrol Oil sa, specchietto per le allodole sbandierato da Meocci per spillare 10mila al fratellastro della prima vittima, convinto a investire nel commercio di petrolio. E ancora: non risulta sia mai stato messo in vendita a Roma il lotto di cronografi di cui il 56enne ha parlato il 13 maggio 2021 a un parente di una donna conosciuta per caso davanti a un ospedale, riuscendo a farsi inviare 37mila euro con la dicitura "Pagamento saldo metà. Quota acquisto pegno 14 orologi secondo polso". Soldi spariti nel nulla. Come tutto il resto del bottino messo insieme in pochi mesi dal seriale.

 

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