Milano, preso in Brasile il globetrotter della truffa: frodati 200 milioni di euro

Bancarottiere seriale di 67 anni ritracciato dai carabinieri di Moscova: prendeva commesse milionarie per elicotteri mai costruiti

Un frame del servizio del Tg1 Economia del 17 novembre 2015 sull’accordo Italia-Cina al quale prese parte anche Luigino Fiocco

Un frame del servizio del Tg1 Economia del 17 novembre 2015 sull’accordo Italia-Cina al quale prese parte anche Luigino Fiocco

Milano, 5 settembre 2018 - Dall'Italia alla Svizzera. Dal Sudamerica all’Estremo Oriente. Il globetrotter della truffa si muoveva con disinvoltura, rimbalzando da una parte all’altra del mondo a caccia di finanziamenti statali da incamerare; soldi pubblici, in quantità ingenti, per foraggiare progetti avveniristici mai partiti. Così abile e scaltro Luigino Fiocco da infilarsi persino nella delegazione italiana, capeggiata dall’allora ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, che nel novembre 2015 si recò in Cina per sottoscrivere una serie di accordi commerciali del valore complessivo di 3,5 miliardi di euro: in quel contesto istituzionale, quando era già ricercato, il fantomatico imprenditore di Chioggia riuscì ad accaparrarsi una commessa da 130 milioni per la realizzazione di un capannone, nella provincia di Shijiazhuang, che avrebbe dovuto ospitare una fabbrica di elicotteri ad ala fissa.

Quattro giorni fa, il 67enne è stato arrestato dalla polizia brasiliana su input dei carabinieri della Catturandi di via Moscova, che hanno così portato a termine una caccia all’uomo iniziata il 6 febbraio. Chi è Fiocco? Lui si è sempre presentato come ingegnere aeronautico dalle spiccate capacità manageriali, ma le sentenze ne tratteggiano un profilo ben diverso: quello di un bancarottiere seriale, che avrebbe intascato complessivamente 200 milioni di euro incassando contributi pubblici e dissipando le proprietà delle aziende via via costituite. Prendiamo ad esempio il caso della Aviotech spa, di cui Fiocco è stato socio di maggioranza e amministratore dal 1999, dichiarata fallita a Cagliari il 13 dicembre 2002: stando al verdetto della Cassazione, il dirigente avrebbe concorso alla distrazione di quasi 11 miliardi di vecchie lire in parte ottenuti da un’altra società per l’assunzione di dipendenti mai impiegati (se non a lucidare telai di biciclette, come da loro testimonianza) in parte bonificati dall’allora Ministero dell’Industria per la produzione di velivoli ultraleggeri in Sardegna.

Altra ditta, altro crac. Stavolta siamo a Milano, e Fiocco fa saltare la Carbon Race Italia srl, fallita il 30 settembre 2010; per quei fatti, la Suprema Corte ha confermato la pena di 5 anni e 6 mesi. Il 67enne è riuscito a lungo a evitare la galera, lasciando tracce del suo passaggio pure all’estero: in Svizzera avrebbe accumulato debiti per 200mila franchi per il fallimento della Swiss Avio Engineering; in Brasile sarebbe stato coinvolto in una storia di riciclaggio a danno della Banca centrale. I militari del capitano Marco Prosperi hanno seguito con pazienza le briciole del Pollicino del raggiro, reperendo numeri di cellulare e mail anche su un blog dedicato a Fiocco dai suoi detrattori infuriati. L’analisi dei tabulati telefonici lo ha scovato prima negli Emirati Arabi, poi in Brasile. E lì, nella capitale, gli investigatori l’hanno individuato, fornendo la posizione ai colleghi sudamericani. Sabato i poliziotti lo hanno intercettato in strada e arrestato: ora è recluso nel carcere di Papula, in attesa di estradizione. Il cumulo pene firmato dal magistrato Chiara De Iorio recita: 10 anni, 9 mesi e 5 giorni da espiare.

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