Trenord, i nodi e il rilancio: "Milano è congestionata, il sistema-mobilità va ripensato"

L’ad Marco Piuri: i convogli nuovi ci sono, ora si investa sulle infrastrutture. I pendolari vogliono tempi brevi? "Meno fermate e aumento della velocità"

Marco Piuri, ad di Trenord

Marco Piuri, ad di Trenord

Milano  - "Dobbiamo pensare a dove vogliamo essere tra dieci anni come sistema di mobilità e quale ruolo può e deve giocare Trenord. Come promesso, stiamo immettendo treni nuovi e moderni che, dove ci sono, migliorano le performance. Ma senza investimenti sulle infrastrutture e una riconfigurazione del sistema della mobilità, è come avere una Ferrari che corre su una strada sterrata. Lavoriamo su un’infrastruttura che ormai è oltre la saturazione, su cui i vincoli principali sono il 50% delle linee a binario unico e il nodo di Milano".

Sul tavolo di Marco Piuri, amministratore delegato di Trenord, i dati di una ricerca della società di trasporti sui possibili scenari nei prossimi dieci anni. La previsione è di una crescita degli spostamenti giornalieri potenzialmente interessati dai servizi Trenord da 5,9 milioni nel 2019 a 6,5 milioni nel 2032. Resterebbe però invariata, pur con una crescita del numero di passeggeri, la percentuale del bacino effettivamente raccolta: il 12%. Senza una svolta, in sostanza, non è possibile aumentare la capacità attrattiva del trasporto pubblico. I dati attuali fotografano, inoltre, un sistema che non è ancora tornato ai livelli pre Covid. Oggi i treni trasportano meno di 700mila passeggeri al giorno. Prima della pandemia erano 820mila. Il calo degli introiti, unito all’aumento del costo dell’energia, crea una situazione esplosiva.

Siamo passati da uno scenario di guerra sanitaria interna a uno scenario di guerra internazionale che condiziona la questione energetica. Come state vivendo questo passaggio?

"La domanda di mobilità non è ancora tornata ai livelli pre Covid: mancano ancora all’appello 150mila passeggeri al giorno. Questo ci fa pensare che siamo di fronte a un cambiamento strutturale della domanda, con cui fare i conti. Un altro tema è la difficoltà nel reperire materie prime per i produttori di treni, anche se per ora non ci sono ritardi nelle consegne. Un terzo punto è l’energia. Noi siamo un’azienda energivora per definizione. Prima dell’esplosione dei costi consumavamo poco meno di 40 milioni di euro di energia, ora la stima per il 2023 arriva a 100 milioni. Noi possiamo pensare di ridurre fino al 5-10% dei consumi, ma è impossibile fare di più. L’unica possibilità è un intervento governativo ed europeo, altrimenti i nostri bilanci soffrono. Nel 2019 contavamo su 350 milioni di introiti dalla vendita di biglietti e abbonamenti, ma ora anche questa somma è ridotta".

Quali sono le linee più in sofferenza per calo di passeggeri?

"Sicuramente le linee suburbane, dall’hinterland a Milano. Sul trasporto regionale siamo meno distanti dai livelli pre Covid. Il Malpensa Express invece è cresciuto: abbiamo guadagnato quota modale verso l’aeroporto, dal 13% al 18%. Bisogna rileggere i flussi, considerando che più dell’80% degli spostamenti quotidiani è di prossimità, e pensare alla ferrovia come il pezzo di un

sistema più ampio".

Quali soluzioni si potrebbero mettere in campo?

"C’è un tema di capacità dell’infrastruttura. Bisogna capire dove è possibile fare più binari, quali tecnologie consentono di avere treni più veloci e più frequenti e lavorare sulla specializzazione delle reti. Guardando la mappa, ad esempio, è evidente che c’è una congestione enorme nel nodo di Milano, dove circolano anche i treni merci. La ferrovia è un sistema: bisogna agire su Milano, ma anche su pezzi della rete regionale che richiedono interventi minori ma altrettanto urgenti. I viaggiatori vogliono treni più veloci? Per ridurre i tempi di percorrenza bisognerebbe fare meno fermate. Sul totale di oltre 400 stazioni, in più di 200 passa meno del 6% dei passeggeri. I nostri studi rivelano che se aumentassimo la velocità del 15%, l’utenza della ferrovia potrebbe passare dal 12% al 38% degli spostamenti. Questa scelta potrebbe solo migliorare il servizio pubblico, da qui ai prossimi dieci anni. Se cresce il bacino potenziale ma non aumentano i viaggiatori, allora la sfida è persa".

Come si potrebbe vincerla?

"La Regione ha investito due miliardi di euro per comprare nuovi treni, la flotta viene rinnovata per metà. Ma servono passi avanti significativi anche a livello infrastrutturale. Rfi ha dichiarato un piano di 14 miliardi di investimenti in Lombardia, ma gli interventi più importanti, sull’aumento dei binari, saranno completati dal 2026 in poi e non modificheranno strutturalmente il nodo di Milano. I numeri dimostrano da 4 anni un progressivo miglioramento del servizio, ma alle condizioni attuali sulla puntualità non è possibile fare di più".

I pendolari, però, hanno raccolto 29mila firme per chiedere un servizio più efficiente.

"Oltre 25mila firme sono state raccolte d’estate, quando c’è stato il problema del caldo e non circolavano treni nel Passante Ferroviario. Quindi in un periodo di oggettivi disagi".

È stata stabilita la causa del guasto del Passante?

"C’è un’indagine a carico di ignoti. Posso solo ricordare i fatti. C’erano problemi rilevanti legati a un consumo anomalo delle ruote e, per sicurezza, abbiamo interrotto la circolazione. Il pezzo di binario è stato sostituito da Rfi, da settembre la circolazione è tornata alla normalità".

Atm ha introdotto da tempo il pagamento ai tornelli con carta di credito. Come mai non è ancora possibile sulle vostre linee?

"Atm è un sistema chiuso ed è più semplice introdurre questa soluzione. Noi ci stiamo lavorando, contiamo di far crescere progressivamente la vendita attraverso i canali digitali".

Periodicamente si torna a parlare di una gara per liberalizzare il trasporto ferroviario in Lombardia, ora controllato dalla Regione e quindi dalla politica. Che cosa ne pensa?

"È un tema che riguarda l’ente regolatore. A mio parere, però, la priorità oggi non è questa, ma come gestire la transizione ecologica e digitale. Sulla base della mia esperienza internazionale, ho sempre indicato la soluzione tedesca come modello: piccole gare e uno sviluppo progressivo nel tempo. Suggerirei di essere realisti, non far diventare la gara il fine invece di un mezzo".

Mai come quest’anno ci sono stati scioperi del personale del trasporto pubblico per le continue aggressioni. Come intervenire?

"Ci troviamo di fronte a gang che distruggono completamente treni e stazioni: da gennaio abbiamo cancellato 168mila metri quadrati di graffiti. Molti episodi, poi, hanno origine da passeggeri che non hanno il biglietto. Per questo abbiamo messo in campo squadre per fare da filtro nelle stazioni e impedire che salgano a bordo".

Che effetti sta avendo il Bonus trasporti?

"C’è stata una grande richiesta, ma che non ha portato all’incremento dell’utenza, perché la scelta del treno non è legata al prezzo, ma alla disponibilità e alla qualità del servizio".

 

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