Tra toto-temi riti riesumati e soliti problemi

Elena

D’Incerti*

Pochi giorni all’esame di Stato, ancora tanti problemi. Latitano ad esempio i presidenti di commissione: in Lombardia mancherebbe un presidente ogni quattro commissioni. Il rischio è che le commissioni vengano accorpate e che gli esami si prolunghino fino alla fine di luglio. Non ci stanno i candidati, anche perché per molti di loro la data ultima per iscriversi all’università o ai relativi test di ammissione è intorno alla metà del mese. Né ci stanno i docenti, che dovendo rientrare a scuola l’ultima settimana di agosto per le prove di recupero dei giudizi sospesi, si vedrebbero decurtate le ferie. C’è da porsi qualche domanda sul perché di questa disaffezione: che il requisito per accedere al ruolo di presidente siano dieci anni di ruolo di per sé non basta a giustificare la fuga dagli esami. È una protesta verso questioni non risolte come il rinnovo del contratto e l’adeguamento retributivo? È il segno di una stanchezza usurante e non più facilmente gestibile? C’è poi il pasticcio delle mascherine: la scuola fino a qualche giorno fa pareva l’ultima roccaforte a imporne l’uso durante le prove. Ora il ministro ha demandato ai presidenti la scelta se farle indossare o meno al colloquio (a dire il vero nemmeno l’anno scorso e due anni fa i ragazzi la indossavano agli orali). E infine il toto-autore e il toto-argomento, rito riesumato insieme alle prove scritte. Il ministro si è sbilanciato con qualche affermazione sibillina che parrebbe escludere Giorgio Caproni e collocare in pole position autori come Ungaretti, ma chissà. La verità è che anche questo è un rito che sempre più suona obsoleto. Io stessa qualche giorno fa inviavo alla mia quinta liceo materiali che mi parevano sensati per operare collegamenti che a partire dalla storia letteraria si ampliassero ad altre discipline e all’attualità. Ammetto di essere caduta nella trappola facile della ricorrenza dei centenari (quest’anno ce n’è più d’uno: Verga, Pasolini, Fenoglio), ma mentre cliccavo su invio mi sono chiesta sconsolata se non fosse, anche questa, un’operazione da prof di un millennio finito.

* Docente del liceo Beccaria

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