Torna on line il laboratorio del Sacco I quattro Ps piratati ancora fuori dal 118

La lenta ripartenza dell’Asst dopo l’attacco hacker: riaperti i prelievi per gli esterni, non le ambulanze. Il sistema di posta elettronica sarà riattivato solo dopo la fine delle indagini: "Possibile veicolo di infezioni"

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di Giulia Bonezzi

A metà del quarto giorno dalla scoperta del pirataggio che ha paralizzato il sistema informatico dell’Asst Fatebenefratelli Sacco coi suoi quattro ospedali più 33 sedi territoriali che coprono più di metà dei municipi di Milano, è tornato on line il laboratorio del Sacco, cioè il cuore dal quale dipendono le strutture di analisi dei quattro presidi. Vuol dire che già oggi tornano accessibili agli utenti esterni tutti i punti prelievo dell’Asst, che erano stati sospesi per alleggerire il lavoro dei laboratori costretti a tornare, letteralmente, alla carta e penna. E vuol dire che è tornato in piedi un architrave fondamentale per far ripartire a regime anche i quattro pronto soccorso: quelli del Fatebene e del Macedonio Melloni già ieri erano tornati alla gestione informatica dei pazienti, mentre al Sacco e al Buzzi, fanno sapere dall’assessorato regionale al Welfare, "si lavora per la riattivazione", sulla quale gli ottimisti contavano ieri; adesso è "prevista entro la giornata" di oggi.

Non significa però che i pronto soccorso del Buzzi e del Sacco, ma anche del Fatebene e del Melloni, possano già “riaprire“, cioè rientrare nel circuito delle ambulanze del 118, dato che nessuno dei quattro Ps ha mai rifiutato i pazienti che si presentano in autonomia, registrandoli su moduli cartacei. Ma da lunedì l’Areu non invia ambulanze ai Ps generalisti del Fatebene e del Sacco e ai materno-infantili del Buzzi e del Melloni, per alleggerirli finché l’infrastruttura informatica non sarà ripristinata alla perfezione: "Vista la portata dell’attacco - spiegano dalla Regione - il rientro nella rete di emergenza sarà concordato con l’Areu". Le ambulanze vengono dirottate sugli altri ospedali della città, che da tre giorni sopportano dunque un carico maggiore. Più patito, in realtà, dai quattro piccoli pronto soccorso generalisti di strutture private accreditate che da quelli più grandi come il San Raffaele, che è il punto di riferimento per l’intero quadrante Est, e i pubblici San Carlo, San Paolo, Policlinico e Niguarda. Al Policlinico, dopo un primo momento più concitato lunedì, l’aumento degli accessi s’è assestato tra il 5 e il 10% su un volume base di 250-300 quotidiani al Ps generalista e di 80-120 ciascuno al pediatrico (la De Marchi) e all’ostetrico-ginecologico (la Mangiagalli), chiamati a fare le veci del Buzzi e del Melloni. Al Niguarda, il cui Ps macina un quinto degli accessi annuali della città ma la settimana scorsa viaggiava sui 250 quotidiani, si gestiscono senza drammi una cinquantina di pazienti in più al giorno.

In compenso, gli ospedali piratati non devono più appoggiarsi agli altri per le Tac: ieri sono ripartiti anche gli appuntamenti di diagnostica per immagini per pazienti esterni, che erano sospesi da lunedì, al Fatebene, al Buzzi e al Melloni, mentre "al Sacco si sta lavorando per la riattivazione", fa sapere il Welfare. L’operazione di ripristino degli applicativi, che richiede anche la sostituzione dei Pc infettati, è in fieri anche per i dipartimenti monospecialistici (Oncologia, Nefrologia, Diabetologia). Nei quattro i presidi sono tornati a funzionare i sistemi informatici dell’anatomia patologica, dei Cup e sono tornate on line le sale operatorie del Fatebene e del Melloni, fermo restando che sia lì che al Buzzi e al Sacco tutti gli interventi chirurgici sono stati sempre garantiti. L’unico ripristino "rimandato alla conclusione delle indagini in corso", spiegano dalla Regione, è quello del sistema di posta elettronica, "in quanto potenziale veicolo di infezione". Sull’attacco indagano la polizia postale e l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale.

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