Tifoso morto prima di Inter-Napoli: trovata auto ammaccata. Già 23 indagati

Le indagini dei pm si allargano: in tutto 180 ultrà coinvolti nella guerriglia

Gli scontri fra ultras e Daniele Belardinelli

Gli scontri fra ultras e Daniele Belardinelli

Milano, 9 gennaio 2019 - Ventitré è il numero degli indagati, che corrispondono - ma solo per ora - agli identificati per gli scontri, nell’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Letizia Mannella, dai pm Rosaria Stagnaro e Michela Bordieri e condotta dalla Digos. Sono tutti indagati per omicidio volontario, ma il numero è destinato a salire con l’identificazione di tutti gli ultras che hanno preso parte alla rissa (oltre 100 tra interisti e ultras gemellati di Varese e Nizza e un’ottantina di napoletani) nella quale è morto Daniele Belardinelli, per tutti “Dede”. Nelle prossime ore, da quanto si è saputo, gli inquirenti notificheranno informazioni di garanzia con le contestazioni di omicidio volontario e rissa aggravata dalla morte a tutti gli indagati, affinché con i loro legali e i loro consulenti possano partecipare agli accertamenti, anche irripetibili, come l’autopsia sul cadavere dell’ultrà del Varese e le analisi scientifiche sulle vetture (la Volvo già sequestrata e l’altra auto bloccata e che verrà sequestrata). L’ipotesi al momento è che Belardinelli (arrivato in ospedale ancora vivo) sia stato prima investito da una macchina della carovana dei tifosi napoletani e poi un’altra auto gli sia passata sopra. Allo stato, però, non ci sono certezze investigative sulla dinamica dell’investimento.

Trai 23 indagati ci sono anche gli otto napoletani che erano sulle due macchine. Tra le cinque auto bloccatate nelle scorse ore, tra l’altro, una presenterebbe delle ammaccature, ma è da accertare che siano riferibili ad un investimento. Gli investigatori stanno ancora lavorando per identificare gli ultras napoletani che avrebbero sollevato il corpo di Belardinelli dopo l’investimento, alla fine degli scontri, “consegnandolo” poi ai tifosi interisti. Questi ultimi, che hanno preso il corpo per poi caricarlo su un’auto e portarlo in ospedale, invece, sono stati individuati. Intanto l’avvocato di Marco Piovella, Mirko Perlino, ha annunciato che farà ricorso al Riesame contro il provvedimento che ha negato i domiciliari al suo assistito. Piovella infatti, secondo il gip Guido Salvini deve restare in carcere. «Ha mantenuto un silenzio, sui punti decisivi dell’inchiesta, che rappresenta anche un forte ostacolo per l’individuazione del responsabile della morte dell’amico. Un atteggiamento il suo, data la sua leadership tra gli ultras nerazzurri, che potrebbe portare anche a nuovi scontri qualora l’occasione nuovamente si ripresenti in altre e prossime trasferte dei tifosi con un rischio acuito dalla volontà di rappresaglie».

 

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