Taxi di sera a Milano? Un colpo di fortuna non puoi chiedere di più

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Piero

Lotito

Per una città come Milano, le otto o le nove di sera dovrebbero essere l’inizio d’un nuovo giorno: la gran parte dei suoi abitanti ha smesso di lavorare ed è tornata a casa, e tanti vi stanno magari uscendo per raggiungere un ristorante e lì ritrovarsi con amici. C’è poi chi va al cinema o al teatro, e chi è interessato a una mostra (il giovedì a Palazzo Reale chiudono alle 22.30). Senza contare quelli che vogliono spostarsi in centro o altrove senza una meta prefissata, perché innumerevoli sono le possibilità di intrattenimento: al pub, nelle librerie, nei circoli, e non facciamola troppo lunga. È il bello delle grandi città: muoversi, andare, guardare, incontrare. Molti lo fanno al volante, altri scendono in metropolitana o salgono su un tram. Ma c’è anche un certo numero di milanesi e di turisti e di giramondo che vogliono evitare l’auto e si affidano al taxi. Ecco, il taxi. Trovare di sera un taxi a Milano è come incontrare un vigile appiedato di giorno. La stessa misera probabilità. Ma forse, più che di "trovare" un taxi, dovremmo parlare di "chiamare" un taxi. Perché le auto bianche ci sfrecciano sotto il naso in ogni angolo di città: tutte in servizio, tutte occupate. "Chiamare un taxi? È facile: componi lo 02…". Pubblicità, propaganda. Se proprio hai voglia di ascoltare un po’ di musica techno o rock, fai pure il numero di un radiotaxi: ti diranno di attendere "per non perdere la priorità acquisita" (la frase più odiosa degli ultimi decenni). E chi te lo dice? Non più una voce umana ma una artificiale, sintetizzata, che ti impone appunto di attendere e ti sgancia la sua fastidiosa, interminabile musichetta. Cambiare radiotaxi? È un’idea, proviamo. Stessa "voce", stesso consiglio ("per non perdere la…"), stessa musica. E quando decidi di formare un numero nuovo d’un nuovo servizio ("Milano in taxi, 027777), addirittura promosso dal Comune come "grande opportunità, innovativo sistema tecnologico", ti senti chiedere la via e il numero della tua posizione, ma la vocina il numero non lo azzecca mai e ti domanda comunque di correggerlo all’infinito, poi suggerendoti di chiamare il radiotaxi che avevi appena consultato. Intanto, vaghi per la città risentito e infreddolito. La città è buia, i taxi (ci sono, certo) corrono senza fermarsi, i vetri sono oscurati, tu alzi il braccio e l’auto ti sfila davanti. Quando infine un samaritano accosta, quasi ti butti a baciargli le mani, perché a Milano, che è capitale della moda e di questo e quell’altro, trovare un taxi, ripetiamo, è come adocchiare un "ghisa". Una grande fortuna, alla vita non puoi chiedere di più.

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