La tartaruga sta male. E i piccoli pazienti di Pediatria oncologica si vestono da medici

All'Istituto nazionale dei tumori di Milano

Una tartaruga

Una tartaruga

Milano, 30 novembre 2017 - Anche le tartarughe, nel loro piccolo, si ammalano. E guariscono, e nel frattempo hanno bisogno che qualcuno si prenda cura di loro. È la lezione dei bambini della Pediatria oncologica dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano, 23 posti letto ma 200-250 nuovi pazienti l’anno, da zero a oltre vent’anni perché «i tumori pediatrici sono diversi da quelli degli adulti», chiarisce la primaria Maura Massimino. Bambini e ragazzi che per anni fanno dentro e fuori, e anche se si cerca di farli stare il più possibile a casa loro, tra ricoveri, terapie e controlli trascorrono molto tempo in ospedale. In Istituto si fa scuola, dalle elementari al liceo, e dal 1977 c’è una sezione didattica del Comune di Milano.

E più o meno da sempre a memoria di dottoressa - Massimino lavora da trentun anni in via Venezian - ci sono, sul tetto dell’ospedale, tre tartarughe. Magoo, Napoleone e Maria Stuarda, due maschi e una femmina della quale la primaria è anche tutrice legale (perché sono tutte perfettamente in regola). La Pediatria è al settimo piano, le tartarughe vivono libere in un terrario su una terrazza dove i pazienti vanno a giocare, curate da un giardiniere pagato dalla Lega italiana per la lotta contro i tumori. Una pet therapy pioniera, nella Lombardia che per prima, quest’anno, ha permesso ai malati di portare i propri animali anche in corsia.

Le tartarughe spopolano tra i bambini dell’Int, così c’è stata grande preoccupazione quando Maria Stuarda, come càpita, si è ammalata. E allora, oltre a portarla dal veterinario, i medici e le educatrici della sezione didattica hanno gestito la situazione facendone un laboratorio di gioco e narrazione, coordinato dal dottor Carlo Alfredo Clerici. E dal laboratorio è poi nato un libro, un libro artigianale stampato dalle tipografie del Comune che diventerà un regalo di Natale, in pacchetti confezionati con un calendario e una tartaruga in cuoio, fatti dai bambini. Come i disegni e le fotografie che insieme a giochi e approfondimenti di etologia corredano l’opera, “Anche le tartarughe”. «È una storia parallela alla loro - spiega Massimino -, gestita come si dovrebbe sempre fare con chi sta male, come facciamo qui». Maria Stuarda viene visitata, le danno una camera tutta per lei e dell’insalata perché ha paura, «e prima della loro malattia bisogna occuparsi della loro paura. E farli sentire come a casa. In ospedale incontrano nuovi amici, a casa gli amici di prima li aspettano». Così i bambini hanno aspettato per alcune settimane il ritorno della tartaruga, preparandole una casetta per la convalescenza, «perché nessuno è così malato da non potersi occupare di qualcuno più debole, per il quale possiamo essere utili e importanti».

Martedì i bimbi della Pediatria oncologica hanno presentato il loro libro con una merenda. C’era la vicesindaco Anna Scavuzzo, che ha ricordato come le sezioni didattiche del Comune arrivino «in tanti luoghi della città, musei, monumenti, orti botanici ed ospedali. Ovunque ci siano bambini è importante dare risposte ai loro bisogni educativi». «Consentire ai piccoli pazienti di continuare il programma scolastico durante il percorso di cura è molto importante - ha spiegato il presidente dell’Istituto dei tumori Enzo Lucchini -. Siamo grati alle maestre, alle educatrici e anche ai numerosi volontari grazie ai quali possono dedicarsi ad attività stimolanti». «Per dirla con Manzoni - sorride Massimino - qui abbiamo tanti addetti alla Provvidenza».

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