Strehler dirimpettaio "Apriamo la finestra e vediamo Garibaldi"

I racconti degli inquilini delle case popolari nell’ex Teatro Fossati. La facciata con le sculture in cotto è ammirata da milanesi e turisti

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C’è chi spalanca la finestra e si trova faccia a faccia con la statua di Garibaldi, i fregi e le altre decorazioni in cotto che impreziosiscono quella che fu la facciata del “Teatro Fossati“ in corso Garibaldi 17. Un gioiello che incanta chiunque si trovi a passare da questa strada del pieno centro in zona Lanza. Si fatica a credere che quel muro sia parte di una casa popolare di proprietà del Comune gestita da MM. Voltando l’angolo si accede a un cortile e a palazzine di ringhiera. Gli abitanti nemmeno fanno più caso alle sculture da togliere il fiato. Come Franco, di 78 anni, e la moglie Anna, di 70.

"Io qui ci sono quasi nato. In origine abitavo nell’altro cortile. I miei genitori vivevano nel palazzo prima ancora che diventasse di proprietà del Comune". Ed è vero che, aprendo la finestra, marito e moglie si trovano a un passo dalle statue. "Io evito anche di affacciarmi perché c’è sempre qualcuno che fotografa", continua Anna. Il Teatro Fossati, fondato dall’imprenditore Carlo Fossati, fu inaugurato nel 1859 ed era molto popolare nella seconda metà dell’Ottocento: si racconta che fruttasse talmente tanto ai gestori da essere chiamato “la vigna d’oro“. Poi, dalla seconda guerra mondiale, la parabola discendente, fino a risorgere come Piccolo Teatro studio sotto l’ala del Piccolo Teatro. "Siamo dirimpettai – racconta Anna –. Una volta io e mia suocera eravamo sul balcone e abbiamo incrociato lo sguardo di Giorgio Strehler che era alla finestra di fronte. Vedendoci, ci fece un inchino. Un vero signore". Accanto vive Rosa: "Sono qui da più di 50 anni. Mamma di due figlie, ho cinque nipoti e sono bisnonna di due pronipoti. Una volta si viveva meglio, i rapporti con i nuovi inquilini non sono facili". Tornando alla facciata, Loretta Lorenzi, altra abitante storica residente in un’altra scala, aggiunge che "andrebbe restaurata". Apre la porta di casa e sul pianerottolo arriva il profumo delle lenticchie sul fuoco. Ammira le colonne affacciata sul cortile: "Pure queste sono preziose". Racconta di essere "nata in questo quartiere, al civico 11. Mi sono sposata nella chiesa di San Simpliciano, poi ho vissuto tre anni in via Millelire (vicino via Rembrandt, ndr) e sono tornata qui nel 1968". Il suo cuore è sempre rimasto.

Marianna Vazzana

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