Spese pazze al Pirellone soprattutto a tavola: condannati ex consiglieri

Rimborsi per mangiare bene: "La pausa pranzo rappresenta un momento di lavoro prezioso, più produttivo degli altri"

Il leghista Massimiliano Romeo (oggi capogruppo in Senato)

Il leghista Massimiliano Romeo (oggi capogruppo in Senato)

Milano, 19 gennaio 2019 - Di sicuro mangiavano bene. Nel senso che i locali scelti per i loro pranzi non erano certo trattorie alla buona: il Solferino, il Trussardi alla Scala, il Bulgari restaurant, il Girarrosto, Gli Orti di Leonardo, il Diana e altri piuttosto noti in città. Pagati con i soldi pubblici dei rimborsi versati ai gruppi politici della Regione, non con i propri stipendi non disprezzabili da consiglieri, sopra i 10 mila euro mensili.

Del resto la filosofia espressa in aula con le proprie dichiarazioni dalla maggior parte dei 57 imputati era piuttosto precisa: «La pausa pranzo rappresenta un momento di lavoro prezioso, più produttivo degli altri», dove l’incontro diventa più proficuo ed «è più agevole affrontare» gli argomenti, dove si riesce meglio a «informare, a dare e ricevere notizie e ad avere spunti». La tesi non ha convinto i giudici, che ieri hanno pronunciatoto 52 condanne e solo 5 assoluzioni.

Ammontano a circa 3 milioni le spese“‘pazze” degli ex consiglieri e assessori in carica in Regione Lombardia tra il 2008 e il 2012 e finiti sotto processo cominciato nell’estate 2015 e concluso solo ieri. La decima sezione penale, presieduta da Gaetano La Rocca, ha inflitto pene che vanno da 1 anno e 5 mesi a 4 anni e 8 mesi di carcere. Per chi ha preso dai 2 anni in giù è stata dichiarata la sospensione della pena e la non menzione, mentre per altri, specie per chi non ha risarcito i danni, sono state disposte le pene accessorie di rito e confische e provvisionali a favore del Pirellone per centinaia di migliaia di euro.

Il lungo dispositivo, letto in oltre mezz’ora nella maxi aula del Palazzo di Giustizia davanti al pm Paolo Filippini, ad avvocati e diretti interessati e a una schiera di cronisti - alcuni passaggi per via dell’impianto acustico difettoso e la voce forse troppo bassa del giudice sono stati per tutti di difficile comprensione - non ha, come alcuni avevano chiesto, modificato il reato contestato in quanto la nuova norma introdotta da governo giallo-verde non è ancora entrata in vigore. È probabile, però, che farà il suo effetto nei prossimi round processuali.

Quindi, per ora, con l’accusa di peculato oltre a Renzo “Il Trota” Bossi e Nicole Minetti, sono stati condannati tra gli altri anche l’attuale capogruppo della Lega in Senato Massimiliano Romeo, gli eurodeputati del Carroccio e di Fdi Angelo Ciocca e Stefano Maullu e Alessandro Colucci, deputato del gruppo misto. E ancora gli ex assessori Giorgio Pozzi (1 anno e 6 mesi), Massimo Buscemi (2 anni e 2 mesi), Monica Rizzi (2 anni e 2 mesi) e Giulio Boscagli (2 anni e 7 mesi) e gli ex consiglieri del Pdl Gianluca Rinaldin ( 2 anni e 5 mesi), Massimo Guarischi (2 anni e 9 mesi) e l’allora capogruppo Paolo Valentini Puccitelli (3 anni). Tra le condanne anche quelle di esponenti dell’opposizione come i capigruppo di Sel e del Pd Chiara Cremonesi e Luca Gaffuri. La pena più alta per Stefano Galli, ex capogruppo della Lega che avrebbe fatto ottenere una consulenza da 196 mila euro al genero, anche lui tra i condannati (è l’unico a non essere un politico) e si sarebbe fatto pure rimborsare oltre 6 mila euro per il pranzo del matrimonio della figlia.

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