Speranza e il piano flop: 5 ore faccia a faccia col pm

Ministro e vertici della sanità ascoltati come testimoni. Il procuratore aggiunto: "Ha risposto alle domande"

Migration

Quello che ormai appare chiaro è che il piano pandemico del 2006 non è stato mai aggiornato. Ed è anche per questo motivo che il pool della procura di Bergamo, che ha avviato una inchiesta voluminosa sulla gestione dell’epidemia da coronavirus, ha deciso di tornare a Roma per sentire come persona informata sui fatti il ministro della Salute Roberto Speranza e il coordinatore del Comitato tecnico scientifico che assiste il governo, Agostino Miozzo della Protezione civile. In contemporanea agli ultimi incontri con i magistrati, ha deposto Donato Greco, estensore del Piano pandemico italiano tuttora in vigore, quello del 2006. Una trasferta romana per chiudere il cerchio sul filone dell’inchiesta su quel documento ritenuto cruciale. L’audizione del ministro Speranza si è tenuta nella sede sul Lungotevere Ripa, dove il procuratore aggiunto Maria Cristina Rota è giunto alle 9.30, per uscirne dopo cinque ore.

Miozzo e Greco sono stati sentiti in una sede della Guardia di finanza in via dell’Olmata. All’uscita, Maria Cristina Rota si è limitata a dire che "il ministro ha risposto a tutte le domande che abbiamo posto". Sapeva del piano pandemico? "Certo che lo sapeva, è il ministro della Salute. Scusate ma finisce qui, non posso aggiungere altro", ha detto prima di allontanarsi. Nel pomeriggio invece sono stati sentiti il presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro, l’attuale dirigente della Prevenzione del ministero e componente del Cts, Gianni Rezza, e poi Giuseppe Ippolito, dell’Istituto Spallanzani: tutti avevano un ruolo nella task force del ministero, insediata il 22 gennaio, 17 giorni dopo l’alert dell’Organizzazione mondiale della salità che diceva chiaramente a ogni paese di adottare i rispettivi Piani pandemici. Il punto per la procura di Bergamo, sta qui: perché la task force non aveva applicato il piano? Un accenno lo aveva fatto Ippolito, ma poi era rimasto lettera morta. Anche dalle audizioni del segretario generale al ministero della Salute, Giuseppe Ruocco, e dell’ex capo della Prevenzione, Claudio D’Amario, era emerso che "il piano in vigore era quello del 2006, almeno questo è ciò che ci è stato dichiarato".

Ma per i magistrati la mancata applicazione corrisponderebbe alla sottovalutazione della situazione, in quei primi due mesi del 2020. Eppure nello studio dell’epidemiologo Stefano Merler era stato descritto uno scenario apocalittico. La procura è arrivata alle domande ai vertici della gestione della crisi epidemica ipotizzando che l’impreparazione registrata sul territorio dipenda, a catena verso l’alto, da più negligenze o possibili omissioni, da valutare però sotto l’aspetto penale. F.D.

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro