Spantega pezzett... elettorali

Emilio

Magni

La campagna elettorale per l’appuntamento del 25 settembre è planata anche nel chiacchierare del bar, infilandosi tra le immancabili discussioni del calcio. Ed è stato così che l’altra mattina verso mezzogiorno uno della congrega radunata per l’aperitivo ha cominciato, con grande slancio e passione, a tessere le lodi di un personaggio di spicco della politica nazionale, impegnato con forza nel gran certame elettorale. Il Carletto, evidentemente di parere opposto, lo ha lasciato berciare un po’ poi gli ha gridato. "Ma quel lì el var nagott l’è domà un spantegapezzett". Carletto è appassionato del dialetto milanese e spesso si diverte a "tirare qua" modi di dire ormai quasi dimenticati ma che lui conosce benissimo. Questa volta ha usato l’appellativo di "spantegapezzett" rivolto al personaggio che l’amico sosteneva con grande impeto. "Spantegapezzett", che potrebbe essere scritto anche "spantega pezzett" è colui che spande ("spantega"), diffonde, esalta qualità di un personaggio che in realtà sono invece poca cosa, solo dei semplici "pezzetti" di talenti e di doti. Il dialetto adoperava questo termine anche per indicare persone che volevano fare i grandi con poche virtù, fare promesse mirabolanti. "Spantegapezzett" erano anche gli avari che si vantavano di fare i generosi, come indica Francesco Cherubini nel suo dizionario del dialetto milanese. Lo hanno usato anche i poeti milanesi tra cui, in maniera molto evidente, Camillo Cima (1827-1908) in un suo libro nel quale se la prende con un personaggio del governo nel 1867. Anche quella volta il termine era quindi entrato in politica. "Pezzett", o "pezzè" è stato protagonista nel chiacchierare dei tempi andati. Era molto in uso anche nel dialetto lecchese, per indicare un tempo brevissimo, un "pezzetto di tempo". Una persona si avvicina a un gruppetto di gente ferma a chiacchierare e chiede: "Cerchi Francesch, lì vedù?". Uno del gruppetto gli risponde: "L’era che pezzè…..". Ovvero era qua un momento fa, ma se n’è andato.