Spaccio, 23 arresti a Milano: coinvolto anche sovrintendente polizia / VIDEO

Due gruppi a capo dello spaccio alla Comasina e a Bruzzano. Secondo le indagini il poliziotto percepiva mille euro al mese da clan

Spaccio, 23 arresti a Milano

Spaccio, 23 arresti a Milano

Milano, 11 luglio 2018 - Sgominate due organizzazioni criminali dal 2013 ed almeno fino al marzo 2017 hanno gestito le piazze di spaccio dei quartieri Comasina e Bruzzano. Tra i 23 arrestati dell'operazione "Red carpets" c'è un poliziotto che in passato aveva lavorato nel commissariato di Comasina. Secondo le indagini il sovrintendente riceveva sostanze stupefacenti e uno stipendio dall'organizzione criminale in cambio di informazioni. Il commissariato di Comasina, dopo le denunce dei colleghi nel 2015 che si erano accorti dei rapporti tra il poliziotto e pregiudicati della zona, aveva subito atti intimidatori. 

Per le indagini è stato decisivo il contributo del boss dell'organizzazione attiva a Comasina. Il boss, arrestato nell'aprile del 2017 nella sua casa di Desio, era nascosto nel doppio fondo di una cabina armadio ed è stato trovato grazie all'aiuto di un cane molecolare. Qualche mese dopo l'arresto, si è deciso a collaborare con la giustizia e ha aiutato gli inquirenti a ricostruire il giro di cui era protagonista. Il boss, spiegano gli investigatori, inizialmente ha rivestito la funzione di fornitore di cocaina dei due gruppi criminali della Comasina. In un secondo momento è entrato a far parte in maniera organica del gruppo diretto dal cognato, partecipando agli utili delle vendite degli stupefacenti, occupandosi del mantenimento in carcere degli altri associati e reinvestendo i profitti, grazie a due imprenditori compiacenti, in.una società immobiliare alla quale venivano fittiziamente intestati gli immobili di sua proprietà o riconducibili a lui.

Gli spacciatori potevano contare anche sui favori di un poliziotto in servizio al reparto mobile di Milano, già in forza al commissariato Comasina. Secondo le indagini il poliziotto era pagato dai trafficanti di droga di Bruzzano e Comasina, mille euro al mese di stipendio per garantire soffiate e collaborazione. Ma non bastava, dai criminali otteneva anche partite di cocaina da smerciare, serate in discoteca, prestiti facili, weekend al lago. Insieme a lui sono indagati un ispettore ed un agente dello stesso commissariato, insieme ad altri 20 pregiudicati della zona. Con cui soprattutto, aveva rapporti di lunga data: è stato accertato che per 7-8 anni le sue frequentazioni erano state quotidiane, dopo che per 15 anni aveva lavorato sulle volanti del commissariato. Gli incontri, certificati con immagini di telecamere della polizia, avvenivano quasi sempre in un concessionario di Novate Milanese, noto luogo di ritrovo di pregiudicati.

Sono stati però proprio i suoi colleghi, quelli con cui lavorava fianco a fianco nelle ronde di notte, notando gli strani rapporti che aveva, a segnalare episodi di collusione, fin dai primi mesi del 2015: da quel momento il sovrintendente è stato spedito in un altro ufficio, insieme ad altri colleghi considerati "a rischio" in modo da non fargli più avere informazioni sul quartiere, nonostante lui continuasse a frequentarlo. E i rapporti erano ad alti livelli nell'organizzazione criminale: "Non pagatelo, non ci serve piu", diceva dell'agente colluso uno degli arrestati. Per i colleghi "buoni", comunque,  non sono state poche le conseguenze della denuncia: una bomba carta scoppiata nel commissariato nel settembre 2014, un'auto incendiata, e scritte sui muri poco piacevoli: "Doppiogiochista, devi morire: piombo". 

Da quanto emerso dalle indagini il poliziotto non era solo colluso, anzi, in alcuni casi partecipava attivamente alle spedizioni punitive che i trafficanti della Comasina organizzavano per seminare il terrore nel quartiere. Gli inquirenti hanno perfino certificato che aveva prestato gli strumenti e il know-how da poliziotto per intercettazioni abusive: allo scopo, in quel caso, di punire il tradimento della ex fidanzata di uno dei capi dell'organizzazione criminale. Pedinamenti e ascolto di telefonate, che dovevano servire a scoprire la storia che la donna intratteneva, peraltro, con un altro degli arrestati, nell'operazione "Red Carpets". Ai colleghi di commissariato che lo hanno denunciato non sono mancate persino le ritorsioni: in piazza Gasparri alcuni di loro sono stati vittime di un'aggressione.

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