Sos povertà, anche a Milano si soffre la fame

L’80% delle persone bisognose sono donne: separate e con figli a carico. In città parte un progetto modello Palestina e Sudamerica

L’80% delle persone ridotte in povertà a Milano sono donne, hanno età compresa fra i 30 e i 60 anni. Più della metà dichiara di essere "divorziata, separata o single, mentre il restante 44% è coniugata o convivente". Nove poveri su dieci fanno parte di una famiglia monoparentale o composta da due genitori e hanno uno o più figli minorenni a carico. È l’identikit delle persone bisognose di aiuto a Milano, dietro le quinte del lusso e della ricchezza solo per pochi, tracciato da una ricerca dell’organizzazione internazionale Azione contro la Fame, che importa in città un progetto già sperimentato in Palestina e Sudamerica. Anche nel capoluogo lombardo, emerge dalle analisi, famiglie e bambini vivono in condizioni di malnutrizione. Dato che risalta anche l’allungarsi delle code fuori dalle mense per i poveri, e degli elenchi delle persone che chiedono aiuto a enti come la Caritas.

La povertà ha da anni un trend crescente e secondo l’Istat, sono ora 5,6 milioni le persone che in Italia vivono una condizione di povertà assoluta, pari al 7,5% della popolazione. La crisi economica, aggravata dalla pandemia, ha colpito duramente il mercato del lavoro e la conseguente riduzione del reddito ha generato in molti nuclei familiari, denuncia Azione contro la Fame, "una condizione di insicurezza alimentare riducendo le possibilità di accesso ad una alimentazione sana e adeguata". Il livello di istruzione costituisce un altro fattore importante da considerare per fotografare la condizione di povertà delle famiglie. I dati relativi al progetto mettono in luce una spaccatura: da una parte, il 45% dei soggetti dichiara un livello di istruzione che oscilla tra la mancanza di alfabetizzazione fino al titolo di scuola media; il restante 65% dichiara un livello di istruzione compreso tra la scuola superiore e la laurea magistrale. "La crisi legata al Covid ed ora le conseguenze economiche della guerra in Ucraina stanno ulteriormente aggravando l’insicurezza alimentare, nel mondo e anche in Italia e a Milano - spiega il direttore generale di Azione contro la Fame, Simone Garroni - Per questa ragione, abbiamo pensato di attuare un intervento che mira non solo a sostenere la spesa nel momento dell’emergenza ma anche a offrire alle famiglie la possibilità di rientrare nel perimetro dell’autosufficienza".

Per questo Milano ospita un progetto (con testimonial gli chef Tommaso Arrigoni, Cesare Battisti e Ferdinando Palomba) che importa un modello basato sulle esperienze già fatte da Azione contro la Fame in Spagna, Palestina, Georgia e in diversi Paesi dell’America Latina. Contesti diversi, ma simili problemi da affrontare. L’intervento “Mai più fame: dall’emergenza all’autonomia“, che coinvolgerà famiglie nei quartieri più a rischio, punta a "dare sostegno nell’immediato ma anche a valorizzare il capitale umano dei beneficiari e a riattivare energie, fiducia e autostima venuti meno". Tre i pilastri alla base: sostegno alla spesa per l’acquisto di cibo e beni di prima necessità; educazione alimentare per indirizzare i beneficiari verso una dieta sana e bilanciata che favorisca la salute e il benessere del nucleo familiare; percorso di formazione ed accompagnamento all’inserimento lavorativo.

Andrea Gianni

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