Sos medici Lombardia, in due mesi 72 addii. E 96 sono già pronti alla pensione

Ambulatori sempre più vuoti e chi resta ha le file fuori dallo studio. Il presidente: non dite che lavoriamo poco

Medici (foto di repertorio)

Medici (foto di repertorio)

Milano, 2 febbraio 2022 - Dall'inizio dell’anno sono 72 i medici di medicina generale “cessati“, che hanno lasciato l’ambulatorio di quartiere o di paese scegliendo di lavorare altrove, e 96 ultrasessantacinquenni, vicini al prepensionamento o che presteranno servizio in altre strutture. Vuol dire altri 168 in meno nel panorama lombardo che già non è roseo (lo scorso anno è emersa una “carenza“ del 10-15%). Tanto più se si pensa che la figura del medico di base è essenziale anche per le nuove Case di comunità. A fine dicembre, in tutta la Lombardia i medici di medicina generale erano a quota 5.852, di cui 3.958 massimalisti (con il numero massimo di pazienti consentito, 1.500), per un totale di 8.597.609 assistiti. A ogni pensionamento resta un posto vacante, che non sempre si riesce a coprire nonostante i bandi delle Ats. Stesso discorso per i pediatri: 1.156 sono in totale i titolari o incaricati, in tutta la regione, di cui 511 over 65 (e quindi vicini alla pensione), per 1.091.046 bambini e ragazzi. Complessivamente, 7.008 medici, di cui 2.781 nella fascia “prepensionabile“, per 9.688.655 pazienti.

"E i medici di medicina generale sono già pochi – sottolinea Roberto Carlo Rossi, presidente dell’Ordine dei Medici chirurghi e odontoiatri di Milano e Provincia –. Dalle segnalazioni che ho ricevuto, ne perderemo almeno 200, a breve. All’ultimo concorso per il triennio di “Formazione specifica“ di Medicina generale, per circa 600 posti disponibili a livello regionale si sono presentati poco più di 530 candidati". Perché? "Non è una specializzazione equiparata alle altre. Le borse di studio per il triennio valgono la metà rispetto alle altre. Ancora: il lavoro è malpagato. Dai soldi in busta paga bisogna togliere le tasse e le spese. La paga base è di 40 euro lordi all’anno a paziente. E dopo le visite abbiamo da compilare schede in più portali: c’è quello delle malattie infettive; uno per Ats e un altro per l’Inail, solo per citarne alcuni. E se si aggiungono i messaggi dei pazienti su mail e WhatsApp si capisce quanto sia facile portarsi il lavoro a casa. Certi posti restano vacanti perché si trovano in zone impervie, per esempio in punti montuosi della Valtellina, o in quartieri difficili. Per molti il gioco non vale la candela". Un tema, quello dei medici di base, che è sotto i riflettori da giorni, da quando l’assessore regionale al Welfare Letizia Moratti ha dichiarato che i medici di base mancano per "una questione di organizzazione, non di numero. Lavorano per un numero di ore profondamente diverso rispetto da chi lavora in strutture ospedaliere e sanitarie". Rossi replica: "Basta screditarci. Non è corretto mettere a paragone professionisti della stessa categoria con l’intento di farli litigare".

 

 

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