Scuola, la settimana corta divide: polemiche al Vittorio Veneto

La decisione del Consiglio d’Istituto non piace a molti fra studenti e genitori: "Si doveva concordare"

Il liceo scientifico Vittorio Veneto

Il liceo scientifico Vittorio Veneto

Il Consiglio d’istituto del liceo scientifico statale "Vittorio Veneto", due giorni fa, ha approvato con una delibera la settimana corta. A partire dal nuovo anno scolastico che debutterà lunedì dunque le lezioni di tutte le classi dell’istituto di via De Vincenti saranno spalmate su cinque giorni feriali mentre il sabato si rimarrà a casa. "Tale decisione - si legge in una circolare firmata dalla dirigente scolastica Patrizia Cocchi e rivolta ai docenti, agli studenti, alle famiglie e al personale Ata - è scaturita da una riflessione, resasi ancora più urgente alla luce della ridefinizione delle risorse energetiche del nostro Paese, in merito all’esigenza di contribuire al risparmio energetico, così come richiesto dal dibattito internazionale relativo alla difesa e conservazione dell’ambiente e in coerenza con il nostro progetto di educazione ambientale VVPlastic Free". Ma la novità non è stata scevra di polemiche. Sia da parte di alcuni genitori che contestano "la mancata concertazione" che da parte di alcuni studenti. Ieri un documento è rimbalzato sulle chat di classe evidenziando un "problema" per la votazione al consiglio di istituto: e cioè che "di rappresentanti degli studenti ne rimane solo uno (in quanto gli altri sono da dichiararsi decaduti siccome sono ormai fuori dalla scuola)". Secondo il nuovo quadro orario la prima campanella suonerà alle 7.55 e l’ultima alle 13.55 da lunedì a venerdì per sei ore. L’organizzazione didattica è articolata su sei lezioni, due da sessanta minuti, tre da 55 minuti e una da 50. Due gli intervalli: uno da 10 minuti fra le 9.50 e le 10.00 e una seconda pausa da un quarto d’ora fra le 11.50 e le 12.05. La settimana breve è stato argomento divisivo anche in altre scuole. Al liceo scientifico Volta l’anno scolastico si era chiuso a giugno con l’ennesima discussione - la quarta volta in dieci anni che spunta all’ordine del giorno - e a vincere è stato il fronte del "no".

Stesso esito del classico Beccaria, dove la partita si è chiusa invece l’anno precedente, con la difesa del sabato sui banchi. L’artistico Brera aveva virato invece per la settimana su cinque giorni già nel 2017, ma non prima di una lunga battaglia a colpi di sondaggi. E non c’era ancora l’emergenza energetica alle porte, che ha riportato ora tra le ipotesi percorribili il "caldo invito" a stringere la settimana per ridurre i consumi, che a Milano era stato diramato per la prima volta nel 2013. Un monitoraggio effettuato sui flussi degli studenti sui mezzi pubblici dopo il primo lockdown calcolava 21 scuole su 46 aperte anche il sabato in città per un totale di circa 18.928 studenti delle superiori; la restante parte concentrava le lezioni dal lunedì al venerdì.

 

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