"Se non ci crediamo nessuno lo farà per noi"

A settembre gli universitari torneranno a frequentare in presenza dopo più di due anni dall’inizio della pandemia: i loro obiettivi

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di Mariachiara Rossi

"Agosto tutte le vacanze porta via". Il riadattamento del vecchio detto popolare non vale per tutti, al contrario si confà alla perfezione allo stile di vita degli studenti universitari, che con la sessione di settembre alle porte, sono obbligati a fare un recap della stagione accademica trascorsa: obiettivi raggiunti, obiettivi mancati e nuove strade da percorrere. C’è chi, come da abitudine, si è già preparato maniacalmente all’ultimo esame lasciato in disparte, chi finirà per svegliarsi all’ultimo sperando nella clemenza del professore di turno, e chi per i più disparati motivi sceglierà di posticipare l’appello per l’ennesima volta.

Per tutti, in ogni caso, sarà il terzo anno post pandemia, e il desiderio comune è di riuscire a trascorrerlo all’insegna della normalità, speranza che allo stato attuale delle cose presenta diverse incognite. Eppure la pandemia, che ha lasciato stascichi indelebili nella vita di milioni di persone, sembra non aver infierito sui sogni e le ambizioni dei più giovani, che semmai più di prima, in un clima di forte incertezze, ritengono indispensabile perseguire i propri obiettivi. "Se non crediamo nei nostri ideali, nessuno lo farà per noi", rispondono in coro gli studenti universitari, che a dispetto di quanto si possa pensare, non sono stati sfiorati dalle recenti polemiche, trasformatesi in una sorta di hit estiva, sulla penuria di ragazzi disposti a lavorare e sacrificarsi nel weekend.

I fatti dicono che la pandemia ha creato situazioni di instabilità e incrementato le criticità laddove già esistevano, ma dall’altra parte ha scosso i giovani dalle certezze a cui erano ancorati, incoraggiandoli a rimboccarsi le maniche e favorendone l’ingresso precoce nel mondo del lavoro.

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