SIMONA BALLATORE
Cronaca

La rivoluzione della scuola, addio a voti e pagellino: “Cancelliamo l’ansia, non la valutazione”

Il liceo scientifico Bottoni ultimo istituto in ordine di tempo, ma sempre più scuole stanno decidendo di abbracciare la sperimentazione

Rivoluzione a scuola: sempre più istituti abbandonano voti e pagella di metà anno

Rivoluzione a scuola: sempre più istituti abbandonano voti e pagella di metà anno

MILANO – Via il voto numerico (almeno fino all'ultimo miglio), via la pagella di metà anno. Sono due sperimentazioni incrociate che si stanno diffondendo nelle scuole. L'ultima in ordine di tempo ad applicare il nuovo metodo di valutazione è il liceo scientifico Bottoni. L'apripista si trova sempre in Lombardia: il liceo scientifico Tosi, di Busto Arsizio, lo porta avanti da tre anni. Ma la disseminazione continua in tutta Italia, dal Cannizzaro di Palermo al liceo Regina Maria Adelaide di Aosta. Dal classico Romagnosi di Parma al Buonarroti di Monfalcone.

Una trentina di docenti delle scuole del Nord Italia hanno bussato all'università di Milano-Bicocca per chiedere di essere aiutati nella rivoluzione, mentre in altri istituti "si litiga calorosamente sul tema", conferma il preside Andrea di Mario dal classico Carducci, dove il voto "formativo" ha fatto già capolino con una decina di insegnanti, ma sul periodo unico (senza pagelle intermedie) "il conflitto resta aperto". A osare di più sono le scuole medie, soprattutto quelle a indirizzo montessoriano o le "senza zaino".

Il liceo scientifico Bottoni di Milano già da quest'anno saluta la pagella del primo quadrimestre. La decisione rientra in un progetto molto più ampio di ricerca, seguito sempre dall'università di Milano-Bicocca. In una classe terza si "cancelleranno" parallelamente anche i voti numerici, nelle altre per il momento resteranno.

Al Tosi di Busto Arsizio si apre il quarto anno senza voti sino allo scrutinio finale. "Si lavora per competenze - spiega la preside Amanda Ferrario -, abbiamo ribaltato tutta la metodologia. Usiamo il dibattito, il problem solving, lavori in cui emergono la capacità di sintesi o la fluidità linguistica. Il tutto senza voto: mette ansia e non restituisce senso all'errore. Non si mortificano gli insufficienti: 3, 4, 5 è sempre insufficiente, cosa cambia? Si lavora per recuperare. In questo modo abbattiamo l'ansia da prestazione, non la valutazione, che viene fatta giorno per giorno ed è partecipata". Fino all'ultima pagella. "Il voto lì è ancora richiesto dal Ministero - conferma Ferrario - ma i risultati si vedono: abbiamo ridotto il tasso di debiti e delle bocciature, ma perché i ragazzi vengono orientati e riorientati prima. Al tempo stesso le competenze sono più solide e le prove Invalsi lo dimostrano".

"Le richieste di sperimentazione ci stanno arrivando soprattutto dalle scuole secondarie di primo grado - conferma Elisabetta Nigris che insegna Progettazione didattica e valutazione in Bicocca -, ma anche le scuole secondarie di secondo grado si stanno affacciando. La situazione è esplosa dopo il Covid. Credo sia una delle poche eredità positive pandemia: si è capito che il voto non è sufficiente per valutare un processo di apprendimento. Le valutazioni sono spesso schiacciate su richieste di tipo ripetitivo, riproduttivo e applicativo, il contrario di quello che richiede una società complessa. Non è una semplice abolizione delle schede a metà anno, ma un processo accompagnato da feedback continui. Non è che non si valuta il primo quadrimestre ma si valuta in modo più complesso.".