Prima Scala, il trionfo della cultura contro la bestialità. 13 minuti di applausi

Successo oltre le polemiche per Boris. Il protagonista Abdrazakov: "Parliamo la lingua della cultura e vogliamo rimanere così, artisti" E il maestro Chailly: "Abbiamo creduto fin da subito nel progetto"

Milano, 8 dicembre 2022 - Il titolo più efficace alla serata forse lo dà il direttore di Brera James Bradburne: "Questa è una Prima eccezionale, perché la cultura è un’arma contro la bestialità. Combattiamo la guerra contro la cultura". Chiarissimo il riferimento alle polemiche della vigilia sull’opportunità di scegliere un’opera russa per inaugurare la stagione della Scala proprio nell’anno in cui Vladimir Putin ha deciso di invadere l’Ucraina. "Penso che i compositori russi come Musorgskij o Cajkovskij siano fantastici cosi come Tolstoij o Dostoevskij – il messaggio chiarissimo della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen sul red carpet d’ingresso, accolta dal sindaco Giuseppe Sala e dal governatore Attilio Fontana –. Non dovremmo lasciare che Putin distrugga questo fantastico Paese ( la Russia ndr ) e perciò non vedo l’ora di vedere quest’opera".

Pioggia di applausi

Alla fine, sono gli applausi a spazzare via i residui dubbi sul Boris, il capolavoro di Modest Musorgskij nella versione originaria scelta (in tempi non sospetti, nel 2018) dal sovrintendente Dominique Meyer per il Sant’Ambrogio del ritorno alla normalità: per tredici minuti (uno in più del Macbeth del 2021 e tre in mano della Tosca dei record del 2019), il pubblico continua a battere le mani per salutare l’arrivo in proscenio del direttore d’orchestra Riccardo Chailly, del regista Kasper Holten, del protagonista assoluto Ildar Abdrazakov e del resto del cast. Una serata da ricordare (2,497 milioni di euro d’incasso), anche per la presenza senza precedenti di personalità politiche e istituzionali tra i duemila spettatori dello spettacolo russo.

Mattarella acclamato

Solita accoglienza calorosissima in apertura per il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che già dodici mesi fa era stato accolto da una vera e propria standing ovation di sei minuti e dalle richieste di bis al Quirinale. "L’auspicio dello scorso anno si è realizzato. È tornato a Milano, alla Scala che lo ha accolto con il calore di sempre", ha ricordato Chailly quando Mattarella è andato a salutarlo in camerino tra un atto e l’altro. "È una figura a cui gli italiani sono legati – la spiegazione di tanto entusiasmo nelle parole dello scrittore Alessandro Baricco –. Sono passati tanti cicli di potere e lui c’è sempre: lui non rappresenta il potere, ma la difesa delle istituzioni, e lo ha fatto molto bene".

Il debutto di Meloni

Nei posti d’onore anche von der Leyen, il presidente del Senato Ignazio La Russa e la premier Giorgia Meloni, al debutto assoluto nel tempio della lirica: sorride, manda baci e canta l’Inno di Mameli eseguito dall’orchestra prima dell’Inno dell’Ue. "Conoscete la mia posizione in tema di conflitto in Ucraina, ma penso che la cultura sia un’altra cosa e penso che non bisogna fare l’errore di mescolare dimensioni che sono diverse – il suo commento sull’argomento più gettonato di serata –. Noi non ce l’abbiamo col popolo russo, con la storia russa, noi ce l’abbiamo con scelte di chi politicamente ha deciso di invadere una nazione sovrana. È una cosa diversa, secondo me è giusto mantenere le due dimensioni".

I commenti

All’intervallo, ecco i primi giudizi: "Moltissimo", quello laconico di Mattarella a chi gli chiede se gli sia piaciuto o meno. L’attrice Rocio Munoz Morales ha ancora negli occhi "la straordinaria messa in scena" e si dice "particolarmente emozionata dalle voci". "Un bello spettacolo, con bella musica e ben eseguita", sentenzia il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri, un habituè del 7 dicembre. Bradburne fa un parallelo con le regìe degli anni precedenti, quasi tutte griffate Livermore e caratterizzate in particolare da realtà aumentata e video wall: "Siamo tornati alla quintessenza dell’opera, senza tecnologia: è una bella espressione di una storia complicata".

"Una Prima eccezionale"

"È una Prima davvero eccezionale, con un’opera lirica che è un trionfo in tutti i sensi e con una presenza istituzionale così importante come mai abbiamo visto nel passato – commenta l’étoile Roberto Bolle –. Credo che sia giusto così: è un riconoscimento all’importanza della cultura del nostro Paese, un Paese che vanta un patrimonio artistico-culturale senza uguali. Spero che ci sia un’adeguata attenzione a tutti gli ambiti culturali anche da parte del nuovo Governo". A proposito di Governo, l’ex sottosegretario di quelli guidati da Silvio Berlusconi, Gianni Letta, si concentra sulla figura di Mattarella e sugli applausi, arrivati sia in serata dalla "Milano che produce e arricchisce l’Italia" sia in mattinata "dai giovani in Bocconi, che mi ha fatto doppiamente piacere". Di più: "Mi ha fatto particolarmente piacere che questo applauso sia venuto con a fianco la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che potrà testimoniare in Europa che ci sono istituzioni, serie e credibili per il Paese, che ha ripreso a camminare e, ci auguriamo, a correre".

Il trionfo di Chailly

I giudizi parziali non si discostano molto da quelli finali. "Un’opera avvincente e non era facile, sono stati tutti molto bravi", chiosa Meloni prima di lasciare il teatro con il compagno Andrea Giambruno. "Una scenografia stupenda per uno spettacolo dall’alto valore simbolico, quello di un dittatore con dei rimorsi di coscienza, ma che, essendo un tiranno, finisce male: è un paradigma che può essere letto anche per i giorni nostri", aggiunge La Russa. Applausometro alle stelle e fiori dal loggione per Chailly, che sottolinea a fine serata la presenza delle istituzioni: "Una compartecipazione molto forte in un momento in cui l’Italia deve stringersi perché viviamo un momento complicatissimo e siamo tutti spettatori di una tragedia iniziata il febbraio scorso. Un momento di particolare difficoltà necessita un’intesa per quello che si fa, sia per la cultura che per il resto. Abbiamo creduto molto in questo progetto". "Noi cantanti parliamo la lingua della cultura e vogliamo rimanere così, artisti, cantanti. Facciamo il nostro lavoro", i titoli di coda di Abdrazakov.

 

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