Muore nel Ticino per salvare le nipotine

Edwin Perez, parcheggiatore a Milano, inghiottito dal fiume

I vigili del fuoco

I vigili del fuoco

Turbigo (Milano), 20 luglio 2018 - Una giornata da trascorrere piacevolmente sulle rive del Ticino si è trasformata in tragedia. Il dramma ieri a Turbigo, all’altezza del ponte che collega Lombardia e Piemonte. Un uomo di 48 anni e il cognato di 47, entrambi residenti a Milano, non hanno esitato a tuffarsi in acqua quando le due figlie del primo di 14 e 9 anni, entrate nel fiume in cerca di refrigerio dalla calura, sono andate in difficoltà. È accaduto intorno alle 13. Il 48enne è riuscito a mettere in salvo le due ragazzine, ma si è accorto che il cognato era sparito. Inghiottito dalle acque del fiume, risucchiato da un mulinello. Ha allertato subito i soccorsi, che sono giunti sul posto con i vigili del fuoco e il nucleo sommozzatori, Croce Bianca e l’elisoccorso. Oltre a polizia locale e carabinieri.

I sommozzatori hanno scandagliato il Ticino alla ricerca dell’uomo trovandolo poco dopo senza vita, incastrato sotto un pilone. Al medico non è rimasto altro da fare che constatarne il decesso. E la speranza dei familiari ha lasciato il posto alla disperazione. La serenità di una giornata cominciata in tarda mattinata è scomparsa, sostituita dalle lacrime. La famiglia è di origini filippine. L’uomo di 48 anni vive con la moglie e le due figlie a Busto Arsizio. Il fratello della moglie, Edwin Perez, risucchiato da uno dei tanti mulinelli del fiume, viveva a Milano dove faceva il parcheggiatore. Ieri era in riva al Ticino con la moglie e le due figlie piccole. Tutti insieme, avevano deciso di trascorrere una giornata speciale. Fra centinaia di persone, soprattutto stranieri, che arrivano al Ticino preparandosi il classico pic nic.

Si ripropone il problema del pericolo: a perdere la vita sono soprattutto stranieri che non conoscono le insidie del «fiume azzurro». Esistono alcuni cartelli con il divieto di balneazione, ma sono pochi. Della famiglia filippina di ieri nessuno li ha visti. «Bisogna fare informazione – commentava un bagnante –. II Ticino è pericoloso e loro non lo sanno perché all’apparenza sembra tranquillo. Auspichiamo che vengano messi dei cartelli in diverse lingue in modo che si capisca che è vietato tuffarsi in acqua». Nel Ticino, come nel Naviglio Grande, si muore. Basta poco. Un malore improvviso, la corrente in alcuni punti che aumenta, i mulinelli. E una giornata spensierata si trasforma in tragedia.

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