Karima: "Ho fatto la danza del ventre con un vestito regalato da Gheddafi"

Ruby Ter, nella sua biografia Karima El Mahroug ripercorre le serate ad Arcore e il rapporto con Silvio Berlsconi: "Non sono mai stata una prostituta!

Karima El Mahroug e, in piccolo, quando si faceva chiamare Ruby

Karima El Mahroug e, in piccolo, quando si faceva chiamare Ruby

Milano, 15 febbraio 2023 - "Io mi sono esibita ballando la danza del ventre più di una volta, indossando un vestito regalato al Presidente (Berlusconi) da Gheddafi. Ballare con un vestito così prezioso mi inorgogliva, mi faceva sentire importante. Speciale». Lo racconta Karima El Mahroug nella sua biografia scritta da Raffaella Cosentino, 'Karima", parlando delle serate ad Arcore che aveva iniziato a frequentare "con una certa regolarità" perché "riuscivo a mandare dei soldi a mia madre, a mantenermi e a prendermi cura di me". "Non sono una prostituta", l'affermazione, perentoria, arriva poche righe dopo l'inizio del libro. "Avrei potuto ma non l'ho fatto". Una posizione che viene ribadita dall'ex Ruby più volte nel libro, anche nella seconda parte, quando l'ex Ruby fa riferimento alle vicende processuali che si sono concluse con l'assoluzione di Berlusconi e degli altri imputati nel processo Ruby Ter.

Karima El Mahroug e Silvio Berlusconi
Karima El Mahroug e Silvio Berlusconi

La prima cena

 "Il Presidente mi offrì il posto accanto a lui e gli occhi addosso delle altre ragazze un pò mi mettevano in imbarazzo. Iniziò la cena e mi fu chiesto di presentarmi". La risposta: "Mi chiamo Ruby Hayek, sono metà egiziana e metà brasiliana, ho ventiquattro anni. Mia madre è una cantante molto famosa in Egittò". 

Le serate ad Arcore

"C'erano esibizioni, balletti sexy, travestimenti, spogliarell. Alcune volte sono rimasta ospite per la notte. Era molto piacevole rimanere, perché, al mattino, il momento della colazione era il più interessante. Lontano dagli schiamazzi, il Presidente raccontava la sua vita, discuteva di temi a me molto lontani, ne ero affascinata. Era un mondo così importante il suo e mi sembrava incredibile poterne in qualche modo, anche lontanamente, farne parte. Mi sentivo trattare con dignità, direi come un'interlocutrice degna. I racconti degli inizi della sua professione erano i più interessanti perché aprivano in me finestre di riflessione, mi davano un senso di possibilità. Sono stata sempre trattata con molto garbo e, credo, con affetto sincero".

"Quello che non sopportavo era il clima di avidità che si respirava e non mi sapevo spiegare, e rimane per me un mistero anche adesso, come facesse lui a fidarsi di tutte quelle persone o a volerle solo intorno - conclude -. Comprendo perfettamente che questa osservazione possa, a ben vedere, valere anche per me, ma io mi sono sempre sentita diversa".

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