"Chi era il più svogliato?". "Non è venuto". Perché anche dopo 50 anni, la nomea è da mantenere. È bastato vedersi per ritrovare lo spirito di allora. Diplomati nel 1972 all’Istituto tecnico Gino Zappa di viale Marche, sezione geometri, per gli ex ragazzi è stata una gioia incontrarsi a distanza di mezzo secolo (dopo un primo revival 25 anni fa): tutti in pensione, oggi hanno quasi 70 anni, tra loro c’è chi è diventato nonno. Chi è sopravvissuto al Covid. Chi per l’occasione è tornato a Milano dal Veneto o dall’Emilia. A rintracciare tutti è stato Sergio Bettiga, "grazie ai social e pure mettendomi in viaggio. Fino a Savona e a Langhirano, in Emilia". Uno dei pochi ad aver lavorato come geometra, coerente con gli studi. "Io sono diventato geologo. Non solo: da ragazzo sognavo di girare il mondo e ho visitato 84 Paesi", racconta Gianmario Giurlani, da Padova. Emilio Rigamonti, "il secchione buono", lo definiscono gli ex compagni, è stato direttore di banca. "Io invece ero il più scarso", ride Sergio Righini. "Sono stato bocciato alla maturità e poi ho preso il diploma alle serali". Si è riscattato dopo, diventando direttore commerciale.
Il professore più amato? "Harutiun Kasangian, insegnante di Topografia. Sotto la scorza da burbero – dice Piero Oldani – nascondeva un cuore grande. Era un profugo armeno". Non era solo insegnante: esperto di architettura armena, progettava monumenti funebri. Ieri la classe gli ha reso omaggio visitando una sua opera a Cusano Milanino. Poi, la festa all’Osteria del biliardo in via Cialdini, ad Affori. Con la promessa di rivedersi di nuovo tra 25 anni. M.V.
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