Dall'ex palazzo Alitalia al residence mai finito di via Oglio, l'odissea di 58 famiglie

Viaggio nella realtà di “Aldo dice”, da tre mesi trasferitasi a Milano

Sede 'Aldo dice' in via Oglio

Sede 'Aldo dice' in via Oglio

Milano, 16 settembre 2016 - Via Oglio 8. Nel palazzone di dieci piani di proprietà privata che sulla carta sarebbe dovuto diventare un residence e che invece, a seguito di procedura fallimentare, è rimasto off-limits per anni, da tre mesi vivono famiglie senza casa. Nuclei in attesa alloggio popolare, sfrattati per morosità o per altre difficoltà, che si sono ritrovati in mezzo a una strada. Finché non hanno incontrato la realtà di “Aldo dice 26X1”, residence sociale nato proprio per dare una risposta all’emergenza abitativa. Dagli spazi Alitalia di Sesto San Giovanni, occupati nella primavera del 2014, il collettivo formato da Clochard alla riscossa, sindacato Unione Inquilini e Comitato Diritto alla Casa si è trasferito lo scorso giugno nella sede milanese di via Oglio.

«Occupandola - dice Wainer Molteni, il “regista” - abbiamo dato una risposta concreta a famiglie e persone che avevano bisogno di un tetto come punto di partenza per ricostruire la propria vita». Il palazzone, «che era già in buonissime condizioni» è diventato una casa per senza-casa. Adulti rimasti senza lavoro, pensionati, mamme single con figli. Il turn over è continuo, «le famiglie sono in attesa di alloggio popolare e, man mano che i nuclei si sistemano, lasciano il posto ad altri in difficoltà», spiega Laura Boy, che accanto a Molteni coordina le attività. Ogni famiglia ha la sua stanza, paga una cifra simbolica in modo che la struttura si possa auto-sostenere e si dà da fare per tenere tutto pulito. Ci sono spazi comuni, arredati e attrezzati (non mancano strumenti musicali, angolo ristoro, spazio per i giochi dei bambini e non solo) e un cortile che ogni sera diventa luogo di socializzazione, aperto agli abitanti del quartiere e non. Ora il residence di Aldo dice ospita 58 nuclei familiari, 149 persone, italiane e straniere (86 adulti e 63 minori). «Ma per il 6 ottobre - visto che ci sono altri sfratti in programma - arriveremo ad avere quasi 200 persone», sottolinea Boy.

Tutte le famiglie o quasi sono in attesa di casa popolare. Salem Khaled, egiziano, sventola un documento su carta intestata della Direzione centrale Casa e Demanio datato giugno 2015. «L’ente gestore la contatterà non appena si renderà disponibile un alloggio adeguato alla composizione del suo nucleo familiare», di sei persone. Khaled sta ancora aspettando. Ed è alla seconda posizione nella graduatoria di abbinamento. Tra gli ospiti pure Sara Correale, 33 anni, con la sua bimba di 6 mesi nata al residence. «Mi arrangio con lavoretti. Pure io sono in lista per una casa». Accanto a lei, Vincenzo Amato: «Sono un operatore socio sanitario, da due anni senza lavoro. Prima di approdare al residence dormivo sui treni».

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