Dall’estero in Italia per il reddito di cittadinanza, sgominato il racket dei finti poveri

Per arrivare in Italia l’organizzazione metteva a disposizione bus in partenza da Romania, Austria e Germania

Foto di repertorio (Ansa)

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I pullman affittati dall’organizzazione avevano come destinazione piazzale Selinunte, in zona San Siro. Da lì i pendolari del sussidio, in arrivo da Austria, Germania e Romania, venivano indirizzati negli uffici postali per presentare la documentazione necessaria a ottenere il reddito di cittadinanza; in loro compagnia c’erano sempre assistenti-interpreti che venivano ripagati con 100 euro. Poi la card veniva consegnata ai capi, che lasciavano poche decine di euro a chi l’aveva materialmente ottenuta e si tenevano il resto. Il soggiorno in città durava al massimo una notte, l’indomani i fantomatici disoccupati in cerca di un aiuto economico si rimettevano in viaggio verso i rispettivi Paesi d’origine. Il gruppo – che ruotava attorno a otto cittadini di etnia rom e che poteva contare sulla complicità di due impiegati italiani di 40 e 60 anni di un centro di assistenza fiscale (Caf) che preparavano le pratiche on line – è stato smantellato mercoledì dal Compartimento polizia postale e delle comunicazione di Milano.

A valle di un’indagine iniziata più di un anno fa e ancora in corso per risalire l’intera piramide criminale, gli agenti guidati dalla dirigente Tiziana Liguori hanno denunciato cinquanta persone; nel corso dell’inchiesta "Stop easy money", ci sono stati anche due arresti e otto perquisizioni che hanno consentito ai poliziotti di sequestrare carte prepagate e acquisire le chat in cui i vertici concordavano con gli intermediari i tragitti da seguire e le modalità di permanenza in Italia. Gli accertamenti investigativi scattano nel settembre 2020: alla polizia arrivano diverse segnalazioni dagli uffici postali su stranieri che si materializzano agli sportelli per ottenere il reddito; a colpire è soprattutto il particolare che nessuno di loro conosce una parola di italiano, il che stride con il requisito indispensabile della permanenza di dieci anni (di cui due consecutivi) sul territorio nazionale. Gli agenti, grazie alla collaborazione con le Poste, riescono a mettere in fila una lunga serie di episodi con un unico comun denominatore. E del resto proprio in quel periodo a cavallo tra la fine dell’anno scorso e l’inizio del 2021 si moltiplicano i casi, anche non collegati all’inchiesta della Postale: nel giro di pochi mesi, almeno sei cittadini romeni vengono fermati dai poliziotti delle Volanti dopo essersi presentati agli sportelli con documenti contraffatti. Un giro d’affari che evidentemente fa gola a più bande. Quella finita nel mirino della Postale aveva messo in piedi una rete di contatti molto ramificata, di cui facevano parte i basisti all’estero che reclutavano i cittadini da mandare alle Poste per avere la card.

Gli investigatori sono riusciti a ricostruire il modus operandi e a tracciare i percorsi d’ingresso degli stranieri, fino all’arrivo a San Siro. Un flusso continuo che all’improvviso si è interrotto, forse perché i capi hanno capito che qualcuno stava indagando su di loro. Troppo tardi: devono rispondere di truffa aggravata ai danni dello Stato.  

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